Inner Circle, Black Metal Mafia, omicidi, suicidi, roghi di chiese

Iron Ghost
00martedì 26 aprile 2011 16:04
Dalla retorica ai fatti

Tutti, in ambito metal, conoscono o hanno sentito parlare dei tragici avvenimenti che sconvolsero la Norvegia nei primi anni 90.
Cosa ne pensate di questa spirale di violenza legata alla scena black metal? Come giudicate i maggiori esponenti di questo movimento?
Un manipolo di pazzi esaltati o una sorta di luminari in grado di tramutare la malvagità posticcia dell’ideologia estrema in qualcosa di reale e concreto?
@mad4thrash@
00martedì 26 aprile 2011 16:16
mi sono interesato alle faccende soprattutto nei primi anni di scoperta musicale del metal, credo sia normale per un neofita subire il fascino dell'estremo e cercare di comprenderlo (un pò come quando ci si avvicina al wrestling e si cerca di capire come funziona l'ultraviolence)

poi dipende da persona a persona, io alla fine nonostante ami musicalmente gruppi come gli emperor o in minor misura gli ensalved, non sono mai stato un fan del black metal primi anni '90 (e neanche dei venom proprio a dirla tutta, dei mercyful fate e dei celtic frost si invece.. si lo so musicalmente volendo c'entrano poco ma in fondo nei rispettivi periodi erano tutti considerati black metal, tantopiù che la prima volta che ho ascoltato i carpathian forset ho penssato "ehi, sembrano i celtic frost solo che fanno schifo :faccinaverde:)

in ogni caso da un lato penso che ci sia stato sicuramente un movimento artistico importante, dall'altro non posso non pensare che, ragazzini o no, erano in gran parte una massa di esaltati storicamente abbastanza ingoranti. il discorso cmq è complesso ed avendo letto solo lords of chaos (pure in inglese, qualcosa mi è sfuggito, qualcosa ho dimenticato) ho basi di discussione un pò lacunose qua e la.

ah, fenriz fa pompe con il culo [SM=g8891]
enry.70
00martedì 26 aprile 2011 16:42
Una manica di ragazzini esaltati, nella maggior parte dei casi. Ma questo non ha impedito loro di dare alle stampe dischi a loro modo geniali, copiati e ricopiati da centinaia di bands negli anni successivi. La domanda è: il black, senza i fatti in questione, avrebbe raggiunto la stessa popolarità che ha oggi?
Iron Ghost
00martedì 26 aprile 2011 16:50
Re:
enry.70, 26/04/2011 16.42:

Una manica di ragazzini esaltati, nella maggior parte dei casi. Ma questo non ha impedito loro di dare alle stampe dischi a loro modo geniali, copiati e ricopiati da centinaia di bands negli anni successivi. La domanda è: il black, senza i fatti in questione, avrebbe raggiunto la stessa popolarità che ha oggi?




La cosa positiva di tutta la faccenda sta nella volontà di spostare l’attenzione dalla proposta musicale ai fatti extra musicali, grazie al volere di Euronymous (dai più visto come un povero mentecatto, ma la sua lungimiranza in alcuni frangenti è solo da ammirare).
Questi avvenimenti hanno dato una grossa spinta al Black Metal come sottogenere. Tutto questo è servito assolutamente, sono sicuro che senza queste attività nessuno avrebbe dato credito ad un genere puramente underground.
Se attualmente i Borgir suonano sotto il sole accanto a gente come Motorhead, Slayer e compagnia... non devono dire grazie al primo discografico che si è svegliato un bel giorno gridando: “figo, proviamo a metter sul palco quattro di questi buffoni pittati e vediamo cosa succede!”
E’ proprio questo che onestamente e in tutta sincerità non digerisco. Se leggi le interviste dei personaggi illustri della scena, coloro che hanno acquisito una certa fama, il più delle volte si perdono nel biasimare il passato.
Se non ci fosse stato quel manipolo di disgraziati a far vero casino in giro per la Norvegia e dintorni, molti di questi personaggi ora si ritroverebbero a pulire cessi o far da roadie a gruppi ben più affermati.
tevildo75
00mercoledì 27 aprile 2011 12:28
Sono sempre stato del parere che sia stato un manipolo di ragazzini esaltati che arrivarono al punto di non ritorno con la morte di Euronymous. Da un lato è normale che molti si dissocino con quel periodo, perchè chi è andato avanti è perchè era un musicista e non un "criminale". L' unica cosa buona di quel periodo è che ci ha regalato un genere fuori dagli schemi e dei dischi memorabili.
Iron Ghost
00mercoledì 27 aprile 2011 12:48
Re:
tevildo75, 27/04/2011 12.28:

Sono sempre stato del parere che sia stato un manipolo di ragazzini esaltati che arrivarono al punto di non ritorno con la morte di Euronymous. Da un lato è normale che molti si dissocino con quel periodo, perchè chi è andato avanti è perchè era un musicista e non un "criminale". L' unica cosa buona di quel periodo è che ci ha regalato un genere fuori dagli schemi e dei dischi memorabili.




Verissimo, ci sono fiori fiori di musicisti black assolutamente fenomenali. Però è anche vero che per un periodo bastava venir dalla Norvegia e suonare black tradizionale per strappare un contratto senza la minima gavetta. In più abbiamo sotto il naso l’emblema della fama extra musicale, il blackster che più di tutti ne ha giovato: Varg Vikernes.
Probabilmente è ingiusto il mio pensiero, però se lo spogliamo dell’aurea creata in anni di militanza estrema, azioni al limite della sanità mentale, carisma senza precedenti, roghi, dichiarazioni deliranti, l’uccisione del “black metal hero” Aarseth, l’Heathen Front etc. ci ritroviamo tra le mani un musicista nella media. Non eccezzionale ma neanche così scarso, sicuramente non in grado di ritagliarsi uno spazio importante con la sola capacità musicale.
Iron Ghost
00giovedì 12 maggio 2011 08:28
Considerando che in giro per il web ci sono molte dicerie e imprecisioni sul movimento norvegese, voglio dedicare una serie di post ad un articolo apparso tempo fa su un sito metal (appena riesco a ripescare il sito lo scrivo per correttezza), molto preciso ed esauriente.
Le argomentazioni riportate provengono in gran parte dallo storico libro Lords of Chaos, da diverse interviste dei primi anni 90 e alcuni documentari sul black metal. Il meglio che possiamo trovare in circolazione al riguardo.
Spero possa servire anche e soprattutto per i visitatori che leggono, per tutti coloro desiderosi di conoscere e approfondire i fatti extra musicali di questa spirale violenta proveniente dal nord europa.
Alla fine troverete anche le dichiarazioni e le motivazioni di Vikernes, apparse sul suo sito ufficiale e tradotte in italiano.

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LE ORIGINI

Da quando al mondo esiste la musica, il Diavolo ha sempre dimostrato un certo interesse nei suoi confronti. Fosse essa Jazz oppure Blues, fino ad arrivare al Rock dei giorni nostri, non c’è stato un solo genere musicale risparmiato dalla spada della censura ecclesiastica, non tacciato di diffondere un messaggio satanico alle orecchie dei poveri indifesi ascoltatori. Neanche, per citare gli esempi più assurdi, un gruppo universalmente amato come i Beatles è riuscito a sottrarsi a questa inquisizione, e la stessa fine hanno fatto (per par condicio) anche i Rolling Stones. Quanto ci fosse di vero in quelle insinuazioni non ci è dato di saperlo, ma è dagli anni ’80 che le ricerche in queste direzioni hanno potuto trovare nuova linfa. Pensate che, fino a qualche anno prima, i gruppi "sotto inchiesta" cercavano in vari modi di allontanarsi dalle accuse di utilizzare simboli esoterici o inneggiare nei loro testi al satanismo, e ora provate a immaginare l’espressione che si dipinse sui volti dei vari monsignori del rock quando videro che il fenomeno da nascosto era diventato esplicito! Niente più messaggi registrati al contrario, niente più scritte minuscole nei credits: la nuova ondata di blasfemia era qualcosa di impensabile fino ad allora, con le copertine raffiguranti Gesù Cristo nelle pose più dissacranti (in putrefazione, usato come fionda da Satana, fatto a pezzi), i testi inneggianti alla lotta al Cristianesimo e addirittura i nomi di alcuni gruppi (Impaled Nazarene, Rotting Christ e God Dethroned su tutti) che più espliciti non si potrebbe.
Tutte e quattro le band che ritengo progenitrici del black metal hanno fatto propria, almeno nei primi tempi, questa ideologia con risultati che come vedremo sono tutt’altro che scontati. Stiamo parlando di Venom, Bathory, Sarcofago ed Hellhammer, ensemble che provengono da varie parti del mondo e che con le loro caratteristiche e peculiarità hanno in passato contribuito a creare quel terreno fertile che pochi anni dopo avrebbe dato origine al fenomeno. Sicuramente anche questi quattro mostri sacri non si sono creati da soli, e probabilmente procedendo in risalita di influenza in influenza potremmo arrivare addirittura ad Elvis! Non è questo il nostro obiettivo, perciò ci fermeremo ai Motorhead e ai Black Sabbath: i primi fondamentali per la velocità e l’attitudine grezza della loro musica, i secondi per aver fatto uso per la prima volta di tematiche esplicitamente occulte, seppur dal punto di vista cristiano. Tutto inizia quindi da qui, e questi due gruppi oltre ad aver pubblicato capolavori di rara bellezza possono essere considerati i padri di buona parte del metal estremo che circola oggi nei nostri lettori.

I Venom nascono intorno al 1980 a Newcastle, città fortemente industriale nel nord dell’Inghilterra. L’idea di fondare il gruppo si insinua per prima nella testa di Jeff Dunn (Mantas), roadie ai concerti e appassionato di moto, conosciuto nell’ambiente stradaiolo proprio con il nome d’arte di Venom. Reclutati Conrad Lant (Cronos) e Tony Bray (Abaddon), il trio è al completo e registra nel 1981 il primo seminale full-lenght Welcome To Hell dal titolo fortemente esplicativo. La musica non è altro che una versione velocizzata dei Motorhead con i pentacoli al posto delle motociclette, nient’altro che fottuto Punk’n’Roll sguaiato e rozzissimo. Osservando i primi quattro lavori salta subito all’occhio l’attitudine satanica della band inglese, colpevoli un paio di caproni, qualche croce rovesciata, gli occhi posseduti dei due bambini sulla copertina di Possessed (uno dei quali è proprio la figlia di Abaddon) e soprattutto i chiarissimi testi della band:

Satan laughs the words of war
The Heavens shake with fear
Armageddon sings his song
The battle's ever near

Gli spettacoli live dei Venom sono profondamente devoti alla magniloquenza effettistica dei Kiss e alla completa improvvisazione dei Deep Purple: nulla è studiato, se non la scenografia e gli effetti pirotecnici… tutto il resto è lasciato al coinvolgimento dei fans e all’interazione con il gruppo. Non a caso, le esibizioni degli inglesi sono unanimemente considerate tra le più intense, e si narra che persino gli Slayer rifiutarono di suonare come headliner dopo i Venom, per paura di non riuscire a ripetere il grandissimo spettacolo di questi. Ma dal 1987 a livello tematico qualcosa cambia: “Quando si parla di Satanismo correlato ai Venom, ci si riferisce al culto di noi stessi, al potere di concederci la scelta di amare e odiare, oppure credere in ciò che è bene e male. Non si tratta di essere legati ad una specie di culto. È tutto riguardo ad essere il massimo a cui una persona può ambire”.
Da queste parole di Cronos si può capire quanto di immaturo ci fosse nel primo atteggiamento della band: forse la voglia di provocare e di stupire, ma anche un po' di quel satanismo legato al divertimento e alla libertà portarono la band verso un punto che all’inizio i Venom non avrebbero mai pensato di raggiungere. Da qui il repentino cambio di rotta tematica, con una serie di album legati ad argomenti vari, ma mai più orrorifici ed anticristiani come nei primi anni di attività.

La stessa sorte tocca ai Bathory, immensa formazione svedese - forse la più importante musa ispiratrice del Black Metal come lo conosciamo noi. Nati nel 1983 per volere di Quorthon, i Bathory diventano presto una one-man band. I primi due lavori ci presentano in copertina una versione graficamente più gradevole dello stesso caprone che avevamo trovato sulle cover dei Venom! Anche la musica stessa, fino a Under The Sign Of The Black Mark, non è poi così dissimile da quanto proposto dal trio di Newcastle: veloci ed aggressive composizioni, basate su riff trashy e accompagnate dalla tagliente voce di Quorthon che non fa altro che le prove generali per la nascita dello screaming. Tra il 1986 e il 1988 qualcosa cambia e non credo sia tutto da imputare, come sostengono in molti, al nuovo batterista innamorato dei Manowar. Come racconta lo stesso Quorthon l’attacco al cristianesimo eseguito pedissequamente rovesciandone i simboli era principalmente dovuto alla sua giovinezza e all’interesse per temi che all’inizio degli anni Ottanta erano considerati estremi e "rivoluzionari". Tuttavia la mente dei Bathory si accorse presto che non era questa la direzione che aveva originariamente immaginato per il gruppo, interessandosi sempre di più ai temi cari al suo paese e alla sua cultura: quelli della tradizione nordica e vichinga.

Successe più o meno così: in un tentativo di allontanarci dalla questione "sono satanisti oppure no" - discussioni che erano all’ordine del giorno nei media all’epoca (una sorta di tentativo di distogliere l’attenzione da ciò che era veramente importante, la musica), sentii dentro di me che volevo sostituire tutto l’apparato demonico & satanico con qualcosa di finalmente puro da tutta l’immondizia cristiana e satanica.
L’era vichinga pre-cristiana in Scandinavia sembrò perfetta per i testi e gli arrangiamenti. Se i Bathory fossero stati un gruppo giapponese, avremmo potuto attaccarci alla cultura samurai. Se fossimo stati in Italia avremmo certamente fatto riferimento all’epoca romana. Però, noi siamo una band svedese e l’era vichinga è quanto di meglio possa rappresentare il nostro paese. L’unica cosa che abbiamo ereditato dai Manowar è stato il classico tempo di batteria, che ci sembrò davvero calzare alla perfezione nelle composizioni. Ma mi chiedo se sia abbastanza da essere considerato una sorgente di ispirazione o influenza.

Ancora una volta il satanismo basato sul semplice rovesciamento dei valori e dei simboli cristiani non sembra più interessare una band al raggiungimento della maturità artistica. Tuttavia entrambe le fasi del percorso artistico dei Bathory hanno lasciato una grande impronta sulla futura scena Black Metal; basti pensare che le due maggiori tematiche guida dell’Inner Circle saranno proprio il satanismo e la cultura nordica. Il compimento totale di queste anime così diverse eppure così legate tra loro fu l’album Blood Fire Death del 1988, considerato da quasi tutti i fan il miglior episodio della loro ventennale carriera. Aprono e chiudono due pezzi epici, basati sulla non eccelsa voce pulita di Quorthon che si fa perfetto cantastorie dell’Asatru (il panteon vichingo). Non a caso in copertina campeggia una riproduzione del Wild Hunt di Peter Nicolai Arbo, ripresa anche nella prima canzone con “Odino che cavalca sulle terre del nord”. In mezzo a queste due perle troviamo cinque brani ancora legati al vecchio stile, una sorta di Thrash potentissimo e veloce intervallato da una serie assoli inutili e allo stesso tempo esaltanti! L’insieme dà la netta sensazione di cambiamento, e soprattutto di essere un album solido nonostante l’enorme diversità nei pezzi contenuti. Blood Fire Death è un album di transizione tra Under The Sign Of The Black Mark e il successivo capolavoro Hammerheart, ma proprio questa sua contraddizione lo ha fatto diventare nel corso degli anni l’album più apprezzato dai seguaci dei Bathory.

Meno conosciuti, ma ugualmente importanti ai fini della nostra ricerca sono i Sarcofago e gli Hellhammer: due gruppi che per vari motivi non hanno mai conosciuto un grande successo nonostante siano stati spesso citati dai gruppi Black norvegesi come fonte di principale ispirazione sia musicale che tematica.
La “colpa” dei Sarcofago è sicuramente quella di essersi affacciati sulla scena dal Brasile, nonostante l’Heavy sia il genere mondiale per eccellenza, se consideriamo che per suonare Pop o Rock è molto importante essere inglesi o americani mentre il Metal può permettersi di pubblicizzare gruppi addirittura asiatici o australiani. Tuttavia una scarsa politica di produzione e promozione portò i Sarcofago ad essere conosciuti solamente negli ambienti underground qualora qualcuno aveva la fortuna di trovarli per caso importati dall’estero, mentre nel resto dell’Europa restarono sempre dei perfetti sconosciuti. Ricordiamoci sempre che stiamo parlando di anni in cui non era possibile, al contrario di oggi, scaricare da internet il primo demo dei Darkthrone, ma queste rarità erano allora appannaggio solo dei più fortunati e più veloci. In ogni caso, il misto di Punk, violenza e satanismo non faticò molto ad essere bene accolto dalle nascenti menti dell’elite Black Metal. Lo stesso Euronymous dei Mayhem si divertiva molto a citarli nelle interviste, assicurando addirittura che li avrebbe messi sotto contratto quando i soldi avrebbero cominciato a fluire nel verso giusto. Il ponte di corrispondenza tra Norvegia e Brasile resse bene fino alla morte di Euro, col risultato che un po’ tutti attorno ad Oslo riuscirono a conoscere e ad apprezzare i brasiliani. Tuttavia anche i Sarcofago, dopo un paio di album, iniziarono a scrollarsi di dosso le vestigia dell’immagine primordiale togliendo prima le borchie, poi le croci rovesciate e infine tagliandosi perfino i capelli, giustificandosi in modi che non convinsero mai sufficientemente i fan della prima ora e portarono il gruppo ad essere presto dimenticato dai suoi stessi sostenitori.

Gli svizzeri Hellhammer invece si scontrarono con la critica metallica, che dal 1982 allo scioglimento accusò in ogni modo il gruppo di produrre semplicemente rumore e di giocare con qualcosa di pericoloso come il fuoco, l’immagineria satanica. Lo stesso Thomas Fischer ha dei ricordi poco positivi riguardo all’esperienza con gli Hellhammer:

Io ascolto molti generi di Heavy Metal, dai Judas Priest, ai Manowar, agli Slayer e quando suonavo Heavy Metal volevo veramente tenere alto il mio nome - volevo essere HEAVY. Ma questo non vuol dire necessariamente che bisogna essere allo stesso tempo musicali. Perciò con i Celtic Frost decidemmo di andare avanti con la pesantezza degli Hellhammer, ma almeno provando ad essere un po’ più musicali così la gente avrebbe iniziato a prenderci un po' più sul serio.
"Apocalyptic Raids" fu il passo che mi trasformò in un musicista, piuttosto che in un headbanger con la chitarra in mano. Fu la più grande educazione nel mondo, perché ci permise di realizzare quale nefandezza stavamo producendo.
Un anno più tardi i Celtic Frost dimostrano di aver assimilato alla perfezione le affermazioni del frontman, realizzando una serie di album belli e importanti; basta sentire quanto ne ha tratto di ispirazione almeno agli esordi un gruppo fondamentale come i Darkthrone. La cupa, inquietante, oscura musica degli svizzeri servì di lezione ai norvegesi, e pose ulteriori basi per la nascita del movimento.

Nonostante le prime incarnazioni di Mayhem, Immortal e Darkthrone fossero già attive sotto diversi nomi e con differenti direzioni musicali, ci fu qualcosa che verso la fine degli anni ’80 fece scattare un meccanismo. Il Death Metal underground, ormai morente sotto i colpi della commercializzazione e del crescente interesse del pubblico e dei media, diede la spinta finale, la reazione che segnò la fine di un’epoca e ne iniziò una nuova. Poi Euronymous fece il resto, e il Black Metal era bello che nato.
Iron Ghost
00giovedì 12 maggio 2011 08:30
I PRIMI PASSI


Se finora abbiamo semplicemente ricordato i gruppi che influenzarono il nascente movimento Black Metal dal punto di vista musicale, non possiamo non tributare la giusta attenzione a chi gli fece fare un passo avanti decisivo, mettendo in opera quelle che fino ad allora erano state solo delle idee. Questo ruolo fu ricoperto senza dubbio da due personaggi distinti, uno architetto delle trame del maligno sulla Terra, l’altro osservatore esterno e acuto interpretatore di uomini e fatti: stiamo parlando di Euronymous e di Metalion. Proprio Jon “Metalion” Kristiansen, nella sua casa a Sarpsborg, iniziò nel 1982 ad interessarsi alla musica estrema dopo essere stato illuminato dai Venom:

I Venom furono la droga che mi fece entrare nel Black Metal, ma non nel Metal in generale. Prima di allora mi ero interessato alla musica fin dalla metà degli anni ’70 con gruppi come Ufo, Scorpions, Thin Lizzy e Judas Priest… Ovviamente ero molto giovane allora, e fu mio fratello ad introdurmi nella musica cosiddetta pesante. Poi iniziai a seguire i miei percorsi e a pensare più con la mia testa: cercavo cose sempre più estreme, perciò fu sicuramente una cosa positiva scoprire i Venom. Amo quei primi due album, le copertine sono fantastiche, e la musica… Successivamente ascoltai i Bathory sulla compilation “Scandinaviand Metal Attack” e pensai subito che erano ancora meglio dei Venom!!! Nell’83 mi chiesero di partecipare alla stesura di una fanzine locale chiamata “Live Wire”, ma dopo pochi numeri gli altri ragazzi persero interesse e io decisi di continuare da solo. Iniziai a raccogliere contatti con gruppi, a scambiare dischi, ecc… Ricordo che un mio amico tornò da Londra quell’anno, portando con se due enormi fonti di ispirazione: il magazine “Metal Forces” e “Kill 'em all” dei Metallica! Fu lì che capii che dovevo fare una fanzine tutta mia: Slayer! Presi il nome dal film “The Slayers” che mi aveva fatto davvero cagare addosso dalla paura e immagino che essere anche un grande fan dell’omonimo gruppo non fosse un problema. Avevo considerato altri nomi come “Metal Daze” o “Insane”, ma sono contento della mia scelta: Slayer è un nome corto e brutale… Il primo numero uscì nel febbraio del 1985, avrei potuto realizzarlo prima, ma…

È proprio il magazine Slayer a fare da collante tra i personaggi della futura scena, grazie ad interviste, contatti e meeting ai concerti. Senza per questo mitizzarlo (cosa che lui ha sempre cercato accuratamente di evitare), Metalion è un personaggio chiave e anche oggi, a distanza di oltre un decennio, è uno dei pochi a mantenere una visione lucida e pacata di quello che rappresentò per lui il black metal. Jon fu uno dei primi a conoscere Euronymous, allora impegnato con la promozione della sua band Death/Thrash - i Mayhem.

Ho conosciuto Euronymous (e Necro Butcher) nell’estate dell’85, ad un concerto dei Motorhead ad Oslo. Io stavo vendendo la seconda edizione di Slayer ed ero completamente eccitato dall’idea di conoscerli, poiché non c’erano band brutali in Norvegia all’epoca. Poco tempo più tardi entrai in contatto con Necro Butcher attraverso un altro ragazzo e le cose iniziarono a girare. Loro non conoscevano molto della scena underground, perciò fui io ad introdurli in quel mondo. Quando li presentai nel numero 3-4 di Slayer nell’86, questa era stata la loro prima apparizione fino a quel momento. Dopo continuai ad avere ottimi rapporti con i due ragazzi, ed era una cosa positiva perché erano le prime persone che conoscevo ad interessarsi ad un tipo di musica più estrema. Abbiamo fatto un sacco di roba assieme, come gite in Germania e altre cose del genere.

Euronymous aveva dato vita alla creatura Mayhem qualche anno prima, ma il debutto arrivò solamente nel 1986 con la demo Pure Fucking Armageddon. All’epoca un suono così primitivo e brutale aveva facilmente impressionato tutti - non si era mai sentito nulla di così estremo - e il successivo mini-cd Deathcrush del 1987 non fece altro che avvicinare lo status dei Mayhem a quello di band di culto (grazie anche alla tiratura limitata che lo trasformò in una rarità esclusiva). I pochi fortunati che riuscirono ad assistere ai due o tre concerti di quegli anni parlano di un’intensità mai vista prima, e i Mayhem sull’onda di questo successo trasformarono la loro immagine da quello di un gruppo heavy metal qualsiasi (giubbotto di pelle, abiti neri, bottiglie di birra…) a quella di un incubo fatto soprattutto di borchie e corpse-painting, due marchi di fabbrica che da quel momento per sempre avrebbero caratterizzato il black metal. Euronymous (nato Øystein Aarseth) scelse all’inizio il nome d’arte di Destructor, passando poi a quello definitivo - tratto dal titolo di una canzone degli Hellhammer - dall’autoesplicativo significato di “principe della morte”, un appellativo che alla fine lo avrebbe accompagnato fino in fondo. La prima formazione, insieme con Necro Butcher al basso, Manheim alla batteria e Messiah alla voce registrò appunto la prima demo in sole 100 copie e, dopo un primo cambiamento di formazione con l’avvento di Maniac alla voce, fu pronta a demolire con il tutto-esaurito anche le 1000 copie di Deathcrush. Euronymous iniziò qui ad assumere una posizione di rilievo rispetto ai suoi compagni di band, dopo aver intuito per primo l’influenza che i Mayhem stavano diffondendo tra giovani non abituati ad una così potente esplosione di brutalità. All’inizio del 1988 viene reclutato il talentuoso batterista Jan Axel Blomberg (in arte Hellhammer) e, tramite Metalion, Euronymous entra in contatto con il vocalist di una giovane band svedese dal futuro non più troppo promettente, i Morbid. Il ragazzo è Dead, che accetta di buon grado di abbandonare i futuri Entombed per trasferirsi a Oslo dalla nuova leggenda norvegese. In quell’anno la prima vera formazione definitiva dei Mayhem è completa.

Dead è uno dei pochi protagonisti della scena Black Metal a non lasciare dietro di sé una striscia di nemici festanti al momento della sua scomparsa. Un atteggiamento molto strano, se si considera l’ambiente fatto di lotte per la supremazia ed un generale movimento atto a sopravanzare i diretti rivali. Dead si guadagnò questa piccola soddisfazione grazie al suo comportamento schivo e riservato, alla sua sottile malinconia, al suo modo tutto particolare di rapportarsi con le altre persone. Nelle poche interviste scritte che ci sono rimaste è chiara l’influenza di Euronymous, quasi come se quelle parole le avesse scritte o pronunciate direttamente proprio lui. Ma sarebbe sbagliato giudicare un personaggio profondo come Per Ohlin da quelle dichiarazioni, più giusto ricordarlo con le parole di chi lo ha conosciuto. Metalion lo descrive come una grande persona, silenzioso, ma proprio un gran ragazzo. È stato un peccato che si sia suicidato. Ovviamente devo accettare la sua scelta e la fine della sua vita mortale, ma non posso nascondere che questo fatto sia veramente triste. Ho avuto la fortuna di conoscere sia lui che Euro, entrambi sono le persone più uniche che abbia mai conosciuto. Hellhammer entrò nella band proprio in quel periodo: non lo conoscevo prima. Aveva proprio uno strano carattere: era una persona a posto, un compagno molto composto, forse un po’ troppo malinconico e depresso. Anche Bard “Faust” Eithun ama parlare di Dead, anche se non era una persona che potevi arrivare a conoscere molto bene. Penso che anche gli altri membri dei Mayhem non lo conoscessero particolarmente bene. Era difficile ottenere la sua fiducia. L’ho incontrato in tutto circa 6 o 7 volte, nelle due settimane prima che morisse. Aveva un sacco di idee strane, e sicuramente non amava stare in questo mondo, cosa che si tradusse nel suo suicidio. Molte persone erano tristi in quel periodo, perché era davvero un bravo ragazzo. La personalità di Per aveva colpito la freddezza delle persone che lo circondavano, riuscendo in qualche caso ad annullare anche l’aura di posticcia malignità di qualcuno di quei personaggi. Un atteggiamento misterioso, che forse derivava in parte dall’inquietante esperienza che il giovane aveva provato qualche anno addietro.

Ho avuto una strana esperienza un po’ di tempo fa. Avevo un’emorragia interna e non venne rilevata ai raggi-X, così continuai a sanguinare e a sanguinare finchè non svenni cadendo a terra sul pavimento perché era finito il sangue. Il cuore non ne aveva più da pompare e le mie vene/arterie ne erano praticamente piene. “Tecnicamente”, ero morto. In quel momento, mentre cadevo (in una porta, come mi raccontarono dopo), vidi uno strano colore blu dappertutto, era trasparente perciò per un momento potevo vedere tutto blu, finchè qualcosa di bianco e caldo non mi circondò… Tuttavia ho chiesto ad una persona che conosco che ha avuto molte esperienze fuori dal corpo e usa magia di vari tipi, cosa significassero quegli strani colori. Lei mi disse che il primo piano nel mondo astrale ha il colore blu. Il piano "terrestre" è di colore nero, poi ne arriva uno grigio che è molto vicino a quello terrestre. Il successivo è blu, e poi diventa sempre più chiaro finchè non si ferma ad un bianco brillante che non può essere oltrepassato dai mortali. Se un mortale riesce ad entrarci, egli non è più mortale e non può tornare indietro al piano terrestre e quindi a questa terra. Dopo il piano bianco si prosegue con un altro colore che non conosco, ma qui sono gli spiriti e i grandi maghi possono viaggiare. Mi disse che il piano bianco in cui ero entrato, senza saperlo, era il mondo dei morti e che io ero morto.

Esperienza vicino alla morte di cui è difficile dubitare, conoscendo il personaggio. Per raccontava di aver desiderato il suicidio fin dall’età di tre anni e di non essere fatto per questo mondo, intenzioni che rispettò con meticolosa costanza portando a fiero compimento il suo nome d’arte: Dead. Il suo poco rispetto per la vita gli permise di compiere qualsiasi tipo di esibizione sul palco, compresa quella del famoso concerto di Sarpsborg ricordata così da Faust:

Dead si tagliò pesantemente - ovviamente in maniera intenzionale - perché ruppe una bottiglia, la prese e si colpì lasciando un’enorme ferita. Doveva andare all’ospedale subito dopo, ma ci arrivò così tardi che non servi più neanche tentare di ricucirlo. Mi ricordo che dopo l'accaduto si sentiva molto malato e dolorante per tutto il sangue che aveva perso. È stato il famoso concerto con le teste di maiale impalate. Ricordo anche che durante l’esibizione una persona ne mangiò alcuni pezzi e rischiò di morire perché la carne era molto vecchia.

Oltre alle strane esibizioni e alla sua affascinante personalità, Dead era stato cercato da Euro per un preciso motivo: prendere parte alla registrazione del primo vero album dei Mayhem, l’attesissimo De Mysteriis Dom Sathanas. L’obiettivo non fu raggiunto, e oggi nel suddetto lavoro rimangono solo i bellissimi testi del ragazzo svedese. Infatti l’8 di Aprile del 1991 Per, nella casa vicino ad Oslo dove condivideva un’esistenza di estrema povertà insieme a Euronymous e Hellhammer, decise di seguire la sua strada. Prese un enorme coltello da cucina e si tagliò le vene. Poi caricò un fucile che era stato regalato loro per Natale dall’amico Varg Vikernes aprendosi in due la testa con un colpo. Tutto quello che lasciò in ricordo su questa terra furono due ultimi ricordi della sua macabra ironia… la maglietta bianca con scritto “I love Transylvania” e un irriverente bigliettino: “Scusate per il sangue”.

Euronymous tornò all’appartamento qualche ora più tardi e trovò la porta chiusa senza ottenere alcuna risposta dall’interno. Non avendo le chiavi decise di scavalcare e di passare dalla finestra della stanza di Dead: fu così che scoprì, sul bordo del letto, il cadavere. La sua reazione non fu quella - affranta e disperata - che potremmo aspettarci da una persona dopo la morte di un caro amico. Euro infatti andò di corsa al supermercato a comprare una macchina fotografica usa-e-getta, scattò una decina di istantanee di ogni posizione del martoriato corpo di Dead e solo alla fine decise di chiamare la polizia. Nel frattempo cercò di realizzare in che modo avrebbe potuto sfruttare a suo favore la triste situazione: innanzitutto raccogliendo pezzi di teschio con cui fabbricare delle collanine da regalare agli amici e successivamente conservando una parte di cervello da mangiare per poter affermare di essere davvero un cannibale. Il tempestivo intervento della polizia impedì il progetto di tagliare a Dead un braccio da conservare all’interno di una teca di vetro, un fatto che comunque avrebbe destato non pochi sospetti nelle forze dell’ordine norvegesi. Una delle foto scattate quel giorno divenne tristemente famosa e Dead, senza saperlo, finì raffigurato sulla copertina di un live con la testa sfracellata e i polsi tagliati; le altre immagini vennero distrutte dai genitori di Euronymous quando egli venne ucciso da Varg Vikernes, ma questa è un'altra storia che vedremo più avanti.
Iron Ghost
00giovedì 12 maggio 2011 08:33
IL PRINCIPE DELLA MORTE


L’improvvisa scomparsa di Dead non fu per Euronymous motivo di sconforto, anzi creò in lui una prodigiosa ispirazione che si tradusse in numerose iniziative che videro la luce proprio in quel periodo. Il Black Metal si stava sviluppando, sia musicalmente che concettualmente, ed Øystein si rese conto che il movimento aveva bisogno in tempi brevissimi di due fertilizzanti: diffusione e auto-finanziamento. Per raggiungere questi due obiettivi si premurò di aprire un negozio e una casa discografica, che mostrarono da un lato la grande lungimiranza di Euro e dall’altro la sua incredibile incapacità nel gestire i pochi soldi a sua disposizione.

Il negozio Helvete (parola che in norvegese significa “Inferno”) sorse a Oslo nell’Agosto del 1991, nel quartiere popolare ad est della stazione dei treni, abitato per la maggior parte da immigrati e rifugiati. L’atmosfera relativamente cosmopolita e “alla mano” non sembrerebbe proprio quella migliore per far sorgere un ritrovo del genere, ma solo in un ambiente di questo tipo (e l’enorme pugno che stringe una rosa - simbolo del socialismo - che si può osservare a Grønlandstorg è un messaggio evidente) l’austera comunità norvegese sarebbe riuscita a tollerare un’entità tanto disturbante. Da fuori, dati i vetri oscurati, una persona qualsiasi l’avrebbe potuto facilmente scambiare per un qualsiasi sexy-shop o cinema per adulti, ma una volta entrati all’interno i dubbi sarebbero immediatamente stati fugati: pareti dipinte completamente di nero, tappezzate di poster e vinili di Celtic Frost, Bathory, Venom, con raccolte di oggettistica simil-esoterica rubata probabilmente in qualche raid nelle chiese della zona. Euronymous aveva preso in gestione un locale troppo grande rispetto alle reali esigenze del suo negozio, con il risultato che furono chiuse varie altre stanze prima di trovare l’equilibrio giusto. Ma il prezzo dell’affitto era altissimo, e le entrate praticamente nulle (Varg Vikernes disse che Øystein regalava addirittura i dischi ai clienti, e che spesso veniva beccato a mangiare cibo comprato dai pachistani del negozio accanto con i soldi della cassa), con il risultato che presto il bilancio dell’attività arrivò ai limiti del fallimento. Nel retro il leader dei Mayhem aveva ricavato un piccolo appartamento che fungeva sia da sua dimora personale, sia da stanza per gli ospiti: nel poco più di un anno di vita del negozio vennero a viverci personaggi come Bard Faust e Varg Vikernes, contribuendo a creare quell’embrione di comunità e di scambio personale che almeno nei primi tempi fu alla base del movimento. Nell’Helvete si incontrarono, e probabilmente formarono anche le loro diaboliche menti, i musicisti di gruppi come Darkthrone e Immortal, mentre si narra che Euronymous buttò fuori a calci dal negozio due ragazzetti che lo infastidivano cercando di sembrare duri e cattivi: quei ragazzetti erano Satyr e Frost, e la mancata approvazione del loro comportamento da parte di Øystein fu la causa del loro successivo risentimento nei suoi confronti. I progetti di Euronymous erano ambiziosi quanto stravaganti: i visitatori dell’Helvete, secondo i suoi piani, avrebbero dovuto portarsi una candela da casa, perché l’intero locale sarebbe stato avvolto dall’oscurità più completa. Fortunatamente qualche suo consigliere più illuminato gli fece notare che ai fini del business questa non sarebbe stata un’idea grandiosa, il che allungò la vita dello shop di qualche mese, ma certamente non ne evitò la morte.

Per indagare la complessa personalità di Øystein Aarseth non è sufficiente fermarsi alla facciata: in molti, dopo la sua dipartita, dissero di essere stati suoi grandi amici e confidenti solamente per essere capitati un paio di volte per sbaglio nel negozio. In realtà, una volta tolta la maschera e gli abiti di scena, Euronymous mostrava numerose sfumature che ad una prima osservazione potevano passare facilmente inosservate, e che si sarebbero potute cogliere solamente parlando con lui per più dei cinque minuti di rito. Il retro dell’Helvete in questo senso era un’autentica biografia: Øystein vi conservava la sua immensa collezione di dischi, libri, videocassette, che mostravano da un lato la sua passione per la scuola elettronica tedesca (Kraftwerk in primis) e dall’altro l’interesse nei confronti del nuovo comunismo seguito dal partito norvegese Rød Ungdom, che predicava la svolta rispetto alla versione sovietica e la ricerca di nuove strade sul modello di Albania e Cina. Probabilmente più che ai problemi del socialismo reale, Euronymous era interessato all’idea del dittatore che esercita il suo potere su milioni di persone plasmandole secondo la sua volontà; e infatti, dopo aver letto Marx e la sua politica di amore e rispetto verso il prossimo, si orientò verso il fascismo, considerato da lui la tendenza più estrema della società. Gli altri interessi del leader dei Mayhem erano tutti rivolti alla pornografia, e in particolare agli snuff movies (film in cui vengono veramente torturate e uccise persone o animali) che consumava in quantità industriale. Non sappiamo se le accuse di Vikernes, che ha più volte riferito riguardo all’omosessualità del rivale, fossero vere o solamente dettate dallo svolgersi degli eventi. Tuttavia una cosa è certa: i tre maggiori interessi di Euronymous (musica elettronica, comunismo e snuff movies) erano visti con occhio critico dal resto dei frequentatori dell’ambiente, e su questi punti di vista non gli sono state risparmiate critiche neanche dopo la morte.

Leggendo qualche intervista rilasciata da Øystein Aarseth in quei mesi, la sua doppia personalità diventa palese:

Abbiamo dichiarato una GUERRA. Dead è morto perché le persone modaiole hanno distrutto tutto della vecchia scena Death/Black Metal. Oggi il Death Metal è diventato qualcosa di normale, addirittura DIVERTENTE (argh) e noi ODIAMO tutto ciò. Una volta c’erano le borchie, le catene, la pelle e i vestiti neri, e queste erano le uniche cose per cui Dead viveva, poiché odiava questo mondo e tutto quello che ci vive sopra. Se avessimo avuto le possibilità economiche per farlo, ci saremmo incontrati ai concerti per picchiare TUTTE le persone modaiole per tutto il tempo, così che sarebbero state talmente spaventate da non farsi più vedere ai concerti. Ma adesso abbiamo bisogno di succhiare i loro soldi invece. È impossibile fermare il trend, non importa quanto noi lo vogliamo, perciò dobbiamo tirarne fuori il meglio vendendo loro un sacco di merda modaiola.

Noi che sappiamo come sono andate veramente le cose, probabilmente nel leggere queste parole sorridiamo anche un po’. Ma all’epoca erano queste dichiarazioni a riscaldare sempre di più l'ambiente, ed Euronymous lo sapeva fare molto bene. Sfruttare la morte di Dead attribuendola al suo odio per le persone hardcore, di mentalità aperta, probabilmente non era un buon modo per rendere gloria al ragazzo svedese. Tuttavia anche questo faceva parte del piano di Euronymous, tanto (forse troppo) sincero ed appassionato nella vita reale, quanto distaccato e posticcio nella sua presentazione al pubblico.

Oltre all’apertura e alla difficile gestione dell’Helvete, Euro creò in quegli anni la DSP (Deathlike Silence Productions), un’etichetta/mailorder underground dedita alla produzione dei più strani e maligni gruppi in circolazione all’epoca. Il leader dei Mayhem aveva in cantiere il rilascio di demo-tapes e album delle secondo lui migliori realtà sia norvegesi, che europee, senza dimenticare i contatti con il resto del mondo. Tra le altre deviate entità ricordiamo gli Abruptum, un duo svedese (legato a Marduk e Ophtalamia) dedito alla tortura e alla registrazione del dolore in sala prove, il progetto Burzum che non era propriamente Black Metal ma che Øystein gradiva parecchio, e addirittura un gruppo giapponese (i Sigh) descritti all’epoca da molti come un’autentica rivoluzione musicale. Altri progetti, che non andarono mai in porto, includevano la pubblicazione degli italiani Monumentum, degli svizzeri Samael, dei greci Rotting Christ, e di molte altre interessanti realtà europee. Øystein passava gran parte della sua giornata a instaurare e mantenere contatti con le band, e spesso spariva in città per giorni interi ad occuparsi degli affari della sua etichetta. Hellhammer, il talentuoso batterista dei Mayhem, si ricorda di un giorno in particolare:

All’inizio degli anni’90 affittamo una vecchia casa deserta nella foresta. Avevamo bisogno di un posto per provare, così finimmo per prendere quella casa. Ci volevano venti minuti per arrivare al negozio più vicino, e l’unico modo per andare nella città più vicina era il treno. Le persone che passavano vicino alla nostra casa, affrettavano il passo. Avevano paura di noi. E gli insegnanti delle scuole vicine dicevano ai bambini: “Non avvicinatevi a quella casa. È infestata dai fantasmi”. Tutti ci odiavano, ma questo in un certo modo ci faceva piacere. Euronymous era occupato con la sua etichetta, e passava tutto il giorno a scrivere. Io suonavo la batteria, e Dead si chiudeva in stanza a coltivare la sua perenne depressione. Vivevamo così: ognuno nel proprio mondo. Euronymous e Dead non andavano molto d’accordo. Dead non si fidava di Euronymous. Le risse verbali finirono per trasformarsi in sanguinose aggressioni fisiche. Mi stufai presto delle loro liti e andai a vivere da mia nonna, tornando indietro praticamente solo per provare. Un giorno decisi di andare ad Oslo con i miei amici. Prima di partire incontrai Dead. Era particolarmente depresso: "Guarda, ho comprato un coltello, è molto affilato". Queste sono state le ultime parole che gli ho sentito pronunciare.
Euronymous stava uscendo con me quella mattina, per andare in città a lavorare sulla sua etichetta. Qualche giorno più tardi, quando tornò indietro, la casa sembrava deserta. La porta davanti era chiusa, e mancava anche la chiave nel nostro nascondiglio segreto. Euronymous fece il giro della casa, e notò che la finestra di Dead era aperta. Si arrampicò fin dentro da lì e trovò Dead disteso a terra: una parte della sua testa era schizzata via a causa del colpo di fucile. Euronymous prese un’automobile per correre al negozio più vicino a comprare un rullino per la macchina fotografica. Poi ritornò a casa e fece delle foto al cadavere di Dead. La cosa che mi sorprese è che il coltello era appoggiato sopra al fucile. Sarebbe dovuto essere sotto… Forse Euronymous non andò mai in città quel giorno… mi ricordo che quando mi chiamò, non sapeva che cosa dire. “Dead è tornato a casa”, mi disse. “In Svezia?”, pensai. “No, si è fatto esplodere la testa”.

Il dubbio dell’assassinio invece del suicidio prese piede con insistenza nell’ambiente all’epoca, e il fatto che Øystein non smentisse né confermasse la cosa non fece altro che aumentare il sospetto. Prima di morire ammise di non aver parlato chiaramente solo per far crescere l’aura di malignità intorno alla sua persona e ai Mayhem. Ma chi può dirlo con certezza? Magari quel giorno le cose andarono veramente in modo diverso, ma il destino volle che anche Euronymous si trascinasse con sé nella tomba quell’inquietante segreto.

I remember it was here I died - by following the freezing moon.
How beautiful life is now, when my time has come...
Iron Ghost
00giovedì 12 maggio 2011 08:35
BURN, BABY, BURN!


Dopo un periodo di relativa calma, iniziato dopo il suicidio di Dead e coinciso con l’apertura del negozio e dell’etichetta discografica, sia Euronymous che Vikernes si resero conto che era giunto il momento di fare un salto di qualità, di compiere un’azione eclatante che mostrasse a tutti la realtà: il Black Metal non sarebbe diventato un movimento fine a se stesso, ma avrebbe portato avanti un lucido, spietato, progetto di distruzione.

Kristian Vikernes appare per la prima volta ad un concerto dei Morbid Angel in Oslo. La prima persona con cui entra in contatto è il solito Metalion, impegnato a vendere il nuovo numero del magazine “Slayer”, che lo avvicina ad Øystein Aarseth. Vikernes abita a Bergen, a circa sei ore di macchina da Oslo, e nelle sue sempre più frequenti visite al negozio Helvete stringe una forte amicizia con Euronymous, che lo ospita più di una volta nel sotterraneo dello shop. La sua passione per la musica estrema inizia tuttavia parecchio tempo prima: nel 1987, all’età di 14 anni, fonda una sua band (gli Uruk-Hai) e a partire dal 1990 prova più di una volta nei Satanel e negli Old Funeral (insieme a quelli che diventeranno successivamente gli Immortal). Presto scopre la grande superficialità degli altri musicisti, che non vogliono in nessun modo rendere la loro attività più seria e non condividono la sua passione per le armi della seconda guerra mondiale, che ha fin da piccolo. È in questo periodo, a metà del 1991, che nasce il progetto Burzum, il cui nome (tratto sempre dalle opere di Tokien) deriva dalla parola norvegese “burz” che significa oscurità, con il plurale atto a rafforzare il contenuto dell’espressione. Il suo rapporto con Euronymous non potrebbe essere più forte; il debutto del suo primo album Burzum verrà pubblicato proprio dalla DSP, e Vikernes ha anche la possibilità di suonare il basso proprio nei Mayhem, che all’epoca descrive così:

I nuovi Mayhem sono meglio di qualunque altra cosa! Hellhammer è il miglior batterista ed Euronymous è un genio musicale. Potrebbe andare meglio?
Tuttavia, due personalità così forti all’interno della stessa scena non avrebbero potuto convivere senza problemi a lungo. Euronymous aveva contribuito a creare il Black Metal, e aveva fornito gli strumenti per farlo crescere ed evolvere. Ma la sua opera si stava fermando qui. Vikernes era arrivato per muoverlo oltre, grazie anche al suo grande carisma e alla sua ostinata determinazione. Nei primi mesi del 1992 la propaganda dei due leader si intensifica in maniera notevole, fino ad arrivare praticamente ad una dichiarazione di guerra:

Morte a tutte le band Death Metal in tute da ginnastica e con testi sociali, perché non hanno niente a che fare con il Death Metal. Noi chiamiamo gruppi come i Therion "life metal", perché invece che adorare la morte adorano la vita. Cosa c’entrano questi testi hardcore con una musica malvagia? Questi idioti sono semplicemente saltati sul carro, e sono sicuro che il 90% di queste band "life metal" svedesi suonava Heavy o Thrash Metal prima di sentire i Morbid Angel alla fine degli anni ’80. Le persone che si comportano in questo modo sono un offesa per i principi originari del Death Metal, e per ciò rappresentano un insulto anche per noi! E nello specifico per i Therion, che sono la peggiore di tutte le band svedesi, abbiamo un messaggio molto interessante. Se osate venire in Norvegia a suonare il vostro "life metal" vi uccideremo. L’intera popolazione Black Metal della Norvegia sarà là con i coltelli.

È lo stesso Euronymous a indicare le band che fanno parte di un misterioso “Black Circle” organizzato intorno all’Helvete: Immortal, Burzum, Darkthrone e Thorns. Questo gruppo, come avrebbero poi raccontato alcuni degli appartenenti, si basava semplicemente sul meccanismo dell’accettazione. Se eri in grado di dimostrare di essere una persona seria e di valore, allora eri dentro.
Dalla dichiarazione di guerra pronunciata poco sopra da Øystein, nascono - direttamente o indirettamente - due tra le prime azioni concrete del gruppo: nel giugno del 1991 una croce viene bruciata nel giardino della casa di Stian “Occultus” Johansen, reo di aver tradito il Black Circle. Alcuni sassi vengono lanciati all’interno dell’abitazione, mandando in pezzi le finestre. All’azione partecipano Vikernes e Euronymous, per la prima e ultima volta insieme. Negli ultimi giorni di luglio dello stesso anno, a Upplands Vasby a nord di Stoccolma, le minacce nei confronti dei Therion diventano realtà. La casa del leader Christotter Jonsson viene data alle fiamme, dopo aver cosparso la porta e le finestre di acetone. Sull’ingresso dell’abitazione viene conficcato un coltello con il messaggio: “Il Conte è stato qui e ritornerà”. Christotter e la moglie sentono l’odore acre del fumo e riescono a scappare in giardino prima che il fuoco riesca ad arrecare danni. La polizia conduce una prolungata investigazione sull’accaduto, che conduce all’arresto di una ragazza di 18 anni, simpatizzante del Black Circle e successivamente indicata come probabile compagna di Vikernes. Suuvi Mariotta Puurunen, detta Maria, viene rinchiusa per un anno in un ospedale psichiatrico dopo essere stata dichiarata incapace di intendere e di volere, in seguito a deliranti dichiarazioni su Varg Vikernes riportate sul suo diario segreto.
Poco prima di questi due innocui attentati terroristici, le menti deviate di Vikernes e soci avevano escogitato un metodo più efficace e violento per mostrare la pericolosità della loro realtà. Ma prima di addentrarci in questo interessante capitolo, dobbiamo aprire una piccola parentesi.

La Norvegia al giorno d’oggi ha una Chiesa Protestante di Stato, e anche se ufficialmente dal 1964 è riconosciuta la libertà di culto per tutti i cittadini, nove norvegesi su dieci fanno parte di essa. Ma il Cristianesimo in Norvegia ha iniziato la sua diffusione solo intorno all’anno 1000, dopo una serie di contatti culturali con l’Europa cristiana che comprendevano rotte commerciali e raid vichinghi. Le attività missionarie di educazione e catechizzazione venivano compiute dalla chiesa Anglo-Sassone, ma anche dalla Germania e dalla Danimarca arrivarono parecchie influenze che contribuirono a superare la mitologia nordica tradizionale e la cultura Sami di adorazione della natura che resisteva ancora nel nord del paese. Nel corso dei secoli la visione particolarmente attiva del popolo norvegese nei confronti della religione, ha portato alla formazione di una mentalità cristiana particolarmente conservatrice che rimane ancora oggi, seppur in minore misura. Kristian Vikernes fu uno dei primi a pensare di trasformare il satanismo inteso come odio nei confronti del Cristianesimo, nel recupero delle antiche tradizioni e culture nordiche. Chiaramente il primo semplice pensiero andò alle chiese e si convinse: se i missionari dal 1000 in avanti hanno costruito chiese sui nostri terreni sacri, piantando croci sui nostri altari, noi queste chiese le raderemo al suolo per ritornare alle nostre origini. La prima vittima fu la stavkirke di Fantoft.

Ho avuto la fortuna di vedere dal vivo questa meravigliosa chiesa, e non posso fare a meno di esprimere un parere del tutto personale. Se dal punto di vista ideologico per i membri del Black Circle radere al suolo una chiesa non rappresentava nulla di negativo, sarebbe stato forse meglio trovare qualche metodo più intelligente per combattere il Cristianesimo. Solo Hellhammer all’epoca ebbe il coraggio di ribellarsi: Fantoft è un capolavoro, un’opera d’arte di valore inestimabile che merita il rispetto e la protezione di tutti i norvegesi, indipendentemente da quello che rappresenta al suo interno. Tra l’altro la chiesa viene utilizzata solo come monumento storico, ed appartiene in via privata a una famiglia che ne cura la manutenzione.
La chiesa di Fantoft si trova nell’omonimo quartiere a nord di Bergen. Per raggiungerla è necessario salire la collina verso le ultime case e prendere una stradina sterrata che si addentra nel bosco. La fitta vegetazione, e la posizione un po’ incassata la nascondono agli occhi dei visitatori fino all’ultimo momento, e questo ne fa una preda particolarmente appetitosa per chi abbia intenzioni minacciose nei suoi confronti. Non appena la costruzione appare, nella radura dov’è stata trasportata nel 1883 dal Sognefjord, sentimenti di ammirazione e stupore sono i primi a colpire chi sta ad osservare. La parte esterna è curatissima, e dalla forma particolarmente originale, quasi come una pagoda orientale. L’interno è finemente lavorato, a partire dalle panche alle colonne intagliate. Ma la sua particolarità è che, insieme con una trentina di altre stave churches sparse per la Norvegia, è l’unica chiesa del mondo costruita interamente in legno. Purtroppo oggi non possiamo più respirare all’interno il forte odore delle antiche travi, ma l’impatto visivo è comunque straordinario.

Alle ore 6 del 6 Giugno 1992 qualcuno (probabilmente lo stesso Vikernes) diede alle fiamme la chiesa, radendola al suolo. I piromani avrebbero voluto uccidere e sacrificare uno dei tanti studenti che popolano il quartiere di Fantoft e spesso vengono sorpresi a passeggiare in quelle zone poco battute. Ma quella mattina nessuno studente passò vicino alla chiesa, e così decisero di ripiegare su un coniglio che venne decapitato e abbandonato davanti alle macerie. La data per l’operazione non venne scelta a caso: 1200 anni esatti erano passati esattamente quel giorno dal primo raid vichingo della storia (anche se in molti affermano che in realtà fosse l’8 di Giugno). Un monaco aveva sognato che il suo monastero andava a fuoco, e pochi giorni dopo una dozzina di guerrieri su una nave con la prua a forma di drago lo avevano distrutto veramente, lasciando solamente un sopravvissuto che scrisse le seguenti parole:
Lo stesso anno arrivarono dal nord i barbari, con una flotta di navi. Erano come vespe inferocite, e si spargevano in tutte le direzioni come lupi orribili; distruggendo, rubando e uccidendo non solo animali, ma anche preti e vescovi. Arrivarono alla chiesa di Lindisfarne, ammazzarono qualsiasi cosa vivente, sradicarono l’altare e rubarono il tesoro della sacra chiesa.

Come commemorazione non poteva essere scelta azione migliore che radere al suolo la chiesa dell’invasore cristiano, nel ricordo dei tempi in cui le orde vichinghe dalla Scandinavia terrorizzavano l’Europa cercando di sottrarsi al controllo del re Harald. Le macerie di Fantoft vennero fotografate e finirono irrise anche sulla copertina di Aske, seconda fatica musicale del progetto Burzum, che venne venduto con un accendino in corredo alle prime 500 copie numerate. La chiesa è stata ricostruita dalla famiglia proprietaria nel 1997, con un progetto identico all’originale che l’ha riportata all’antico splendore, nonostante si noti senza troppa fatica l’eccessiva modernità e perfezione dei materiali che non riuscirà mai a trasmettere le odorose e polverose sensazioni dell’originale.
Il primo giorno di Agosto viene condannata alla stessa fine la chiesa Revheim di Stavanger, nel sud-ovest del paese; il 21 di Agosto è il turno della cappella di Holmenkollen ad Oslo; il primo di Settembre va a fuoco la chiesa di Ormoya, sempre ad Oslo; il 13 Settembre si torna a Bergen con la chiesa di legno di Skjold; il 3 Ottobre tocca a Hauketo, piccola comunità di Oslo; il 23 Dicembre è l’Asane kirke ad essere rasa al suolo; infine il 25 Dicembre si conclude il tour dei fuochi 1992 con Sarpsborg, insieme a Fantoft forse il rogo tristemente più famoso, perché nel tentativo di spegnere le fiamme perse la vita un pompiere norvegese, la cui responsabilità dell’orribile fine venne poi imputata agli esponenti del Black Circle durante i successivi processi.

Ovviamente abbiamo riportato solo gli incendi più famosi, anche se gli enti ufficiali preposti al conto dei danni per l’incredibile ondata di violenza riportarono almeno una ventina di casi connessi al Black Circle, per un totale di seicento milioni di corone (circa ottanta milioni di euro) di spese per la ricostruzione. Oggi sappiamo chi prese parte alle operazioni: principalmente Varg Vikernes, Bard Faust e Samoth degli Emperor, ma anche emuli che cercavano di costruirsi uno spazio personale all’interno della scena conquistando l’approvazione di chi si era già affermato. Solamente il rogo di Sarpsborg fu organizzato da un gruppo indipendente di satanisti, profondamente dediti al consumo di droghe e alla lettura degli scritti di Anton La Vey. Tutti e tre, chi più chi meno, scontano o hanno scontato pesanti condanne per la gravità delle loro azioni, e in molti processi la responsabilità di ripagare la costruzione delle chiese distrutte è stata fatta pesare sulla loro pena.
Numerosi altri giovani furono condannati in connessione con un numero variabile di incendi (circa altri 20) di chiese, ispirati alle vicende di Vikernes e soci. La Norvegia scoprì la faccia più drammatica della sua viziata e annoiata gioventù, fino ad arrivare quasi all’assurdo con l’arresto di alcuni ragazzi di 14 anni! Le comunità cristiane risposero in modo netto e deciso all’aggressione di questi satanisti ancora senza barba, arrivando addirittura a presidiare le chiese giorno e notte con l’aiuto della polizia e con risultati decisamente variabili, visto che le costruzioni venivano sistematicamente aggredite non appena la sorveglianza si dimostrava un attimo meno attenta. Non tutti furono così costanti come il 67enne Victor Anderson, prete della congregazione Trinity in Oslo, che si armò di ascia e vegliò pazientemente per mesi nella sacrestia della chiesa controllando che non ci fossero intrusioni.

Ora il black metal iniziava a fare veramente paura.
Iron Ghost
00giovedì 12 maggio 2011 08:36
BLACK METAL KILLERS


Se il 1992 si era chiuso con i fuochi d'artificio delle chiese date alle fiamme, il 1993 si aprì direttamente con le trombe dell'Apocalisse, a ricordare alla Norvegia l'inferno in cui stava sprofondando. Nel mese di Gennaio, per la prima volta dall'inizio del fenomeno Black Metal, un giornale di Bergen iniziò ad interessarsi al Black Circle e a condurre la sua personale inchiesta nei confronti di questo nascente movimento, erronaemente interpretato fino a quel momento come semplice espressione di disagio e ribellione giovanile.
L'indagine era stata condotta dal reporter Finn Bjørn Tønder che, entrato in contatto con due amici di Varg Vikernes, era riuscito a ottenere un appuntamento a casa di quest'ultimo per condurre una breve intervista. L'accordo era semplice: in cambio delle sue risposte, Varg avrebbe potuto leggere e correggere l'articolo prima della definitiva pubblicazione.
L'incontro avviene a mezzanotte in un appartamento nella parte sud della città, ed è sapientemente preparato dai suoi interpreti, anche con una discreta dose di ironia: al giornalista viene detto che Varg odia la luce e che è armato, per precauzione nel caso di un'irruzione della polizia. Le pareti dell'abitazione vengono ricoperte di armi, simboli satanici e immagineria nazista, dando l'idea di trovarsi in un luogo completamente alieno dal mondo. Ed è in quest'atmosfera che il Conte dà sfogo alla sua delirante brama di gloria, nonostante in tempi recenti abbia spiegato che l'intervista fu volutamente esagerata per attirare l'attenzione della gente sulla scena black metal e aiutare Euronymous durante la sua crisi finanziaria. Rivela alcuni dettagli sui roghi delle chiese precedentemente noti solo alle forze dell'ordine, tra cui i procedimenti per appiccare gli incendi e la presenza del coniglio decapitato sulle scale di Fantoft. È proprio in quest'occasione che pronuncia la celebre frase: “abbiamo acceso noi i fuochi”.
Poche ore dopo aver dato il consenso al giornalista, Varg Vikernes su indicazione dello stesso Tønder viene arrestato dalla polizia. Esattamente il 20 di Gennaio l'intervista viene pubblicata sulla prima pagina del Bergen Tidende, attirando nuovamente l'attenzione degli investigatori. I dettagli combaciano, le dichiarazioni sono credibili. Durante le prime indagini, Finn Bjørn Tønder rivela di essere stato avvicinato dai due amici di Count Grishnack con la proposta di comprare un'intervista da loro realizzata. Lo scritto rivela, oltre ai già noti otto roghi delle chiese, pericolose connessioni con l'omicidio di un omosessuale avvenuto a Lillehammer l'estate precedente. Molti altri ragazzi coinvolti nel movimento Black Metal vengono interrogati a proposito di questi episodi, ma finiscono per essere tutti rilasciati. Euronymous, spinto dai suoi genitori a lasciar passare in silenzio il momento delicato, chiude l'Helvete invece di approfittare del clamore per trarne profitto, e questa mossa lo rende ancora più inviso a una parte dei protagonisti della scena. Vikernes non intende avere più nulla a che fare né con lui né con i suoi Mayhem, e rimane in buoni rapporti solamente con il batterista Hellhammer.

Bisogna aspettare il 27 di Marzo per tornare a parlare finalmente di musica, con l'inchiesta del magazine inglese Kerrang che si propone di fare luce sulle oscure vicende occorse in Norvegia, titolando l'articolo in maniera esplicita: “Incendi... morte... riti satanici... Si è forse spinto troppo oltre l'Heavy Metal?”. Il numero è di quelli che hanno fatto la storia: l'autore - Jason Arnopp - scelse di basarsi sull'accurata trasposizione delle parole di Euronoymous e Varg, aggiungendo tutta una serie di dettagli che fecero diventare la storia un concentrato di mistero e sensazionalismo. L'inizio dell'articolo è dedicato ai membri del fantomatico Inner Circle: i norvegesi Burzum, Mayhem, Darkthrone, più gli americani Deicide e VON, che per un'errata interpretazione delle parole di Vikernes diventano l'acronimo di Vittoria - Orgasmo - Nazi. Incredibilmente è proprio Glen Benton, frontman dei Deicide, a guadagnarsi il titolo di leader grazie a torture sugli animali, sacrifici umani e una croce rovesciata marchiata sulla fronte con il fuoco. Euronymous regala al cronista maggiori dettagli sulla composizione dell'organizzazione, formata da una decina di membri effettivi e da un centinaio di adepti con il ruolo di veri e propri “schiavi” da utilizzare a proprio piacimento in ogni genere di azione dimostrativa. Dopodiché l'interesse dell'autore si sposta sul tormentato pensiero di Varg Vikernes, che esprime in quest'occasione due dei suoi concetti più celebri:

Noi supportiamo il Cristianesimo perché opprime le persone, e bruciamo le Chiese per renderlo più forte. Poi possiamo addirittura iniziare una guerra. Gli esseri umani sono inutili e stupidi. Non sono fatti per pensare. Sono fatti per seguire un dio o un leader.
Io supporto tutte le dittature. Stalin, Hitler, Ceaucescu... e diventerò io stesso il dittatore della Scandinavia. Sono un vichingo, e siamo fatti per lottare. Fate la guerra, non la pace... capito? Un po' dello spirito vichingo continua a vivere, e io sono parte di esso. Stupide fottute persone che vanno in giro a camminare e si amano le une con le altre. Dobbiamo fare la guerra.

I commenti di Euronymous non sono certo meno caustici, e spaziano dalla morte dell'amico Dead all'organizzazione delle azioni dell'Inner Circle:

Non mi interessa quando muore una persona, neanche se è all'interno della mia cerchia. Non provo nessun sentimento. Certo, era un ottimo cantante, ma i cantanti possono sempre essere sostituiti. Quello che ha fatto è stato il sacrificio più grande, e i Mayhem ci hanno solo potuto guadagnare...
Sarei uno stupido se partecipassi in prima persona alle operazioni - se fossi catturato l'intera organizzazione crollerebbe. Io mi occupo del lato economico delle cose, e la mia etichetta discografica fornisce le fondamenta. Abbiamo un gruppo di militanti che si occupano di ciò che va fatto.

Proprio quest'ultima dichiarazione di non partecipazione alle azioni sul campo valse poi ad Euronymous la fama di codardo, e lasciò il campo a Vikernes come unica e incontrastata guida del movimento Black Metal.
L'articolo prosegue con le dichiarazioni di alcuni membri di band musicali di area metal, tra cui il mastermind dei Therion, Kristofer, che torna a parlare del tentativo di rogo a casa sua smentendo le parole del Conte:

Non sono spaventato. Count Grishnack ha mandato la sua fidanzata a fare il lavoro sporco per lui! La prossima volta chi manderà? Il suo cane?!

Ancora più duro il cantante dei Paradise Lost, Nick Holmes, che commenta così l'attacco al tour bus portato da un gruppetto di sostenitori del Black Metal:

Erano veramente impazziti, ma il nostro episodio è stato ingigantito un po’ troppo. I piccoli discepoli hanno un'età media di 10 anni - fottuti embrioni! È spaventoso, un tipo di culto alla Manson. Assomiglia ai fottuti nazisti della Germania dell'est... lo stesso tipo di gioco di potere.

Quanto fossero vere queste parole, e quanto fosse invece parte del tentativo di sminuire un fenomeno che stava assumendo proporzioni spaventose non ci è dato di saperlo. Tuttavia in chiusura dell'articolo sono gli stessi Euro e Varg a predire un'era fatta di terrore e violenza, con intimidazioni e vendette nei confronti di chiunque osi intralciare la strada dell’Inner Circle. Ma non finisce qui: un trafiletto sulla destra dell'ultima pagina introduce al grande pubblico di Kerrang il “True Black Metal”, ovvero tutta una serie di band correlate alla ormai tristemente celebre scena. Il primato spetta ovviamente alla trinità formata da Burzum, Mayhem e Darkthrone, trio anglo-norvegese che all'epoca aveva appena pubblicato lo storico Under A Funeral Moon. Segue un elenco di band straniere, tra cui i greci Rotting Christ e gli svedesi Marduk, Dissection e Abruptum, questi ultimi sempre impegnati a registare album durante sessioni di auto-tortura. Gli appartenenti ad una fantomatica “Church Of Satan” dedita alla lettura degli scritti di LaVey comprende gli americani Acheron e Deicide, gli sconosciuti cecoslovacchi Master’s Hammer e i finlandesi Impaled Nazarene. Infine la rassegna si chiude con alcune band all'epoca considerate minori, tra cui gli Emperor del folle Samoth, impegnato a far registrare al giornalista la celebre frase: Scrivilo che io non rido o scherzo mai! Sono male puro. Un giorno regneremo sulla Norvegia!.

In seguito alla pubblicazione dell'articolo sul Bergen Tidende, l'attenzione della stampa e dei media in generale spingono gli investigatori a scavare sempre più a fondo nel torbido ambiente dell'Inner Circle. Il principale indagato resta Varg Vikernes, interrogato a ripetizione nei mesi successivi, ma il cerchio inizia ad allargarsi fino a comprendere tutti i suoi amici e conoscenti. Viene confermata dagli investigatori la connessione con l'omicidio dell'omosessuale Magne Andreassen avvenuto l'anno precedente, fino ad allora considerato un episodio slegato dai roghi delle chiese. Tuttavia il castello messo in piedi dal Conte regge, e il sentimento di appartenenza al movimento dei membri anche meno protagonisti fa sì che in questa prima ondata di interrogatori non venga fuori nulla di rilevante. Ma il peggio doveva ancora arrivare.
Il dualismo tra Euronymous e Vikernes era ormai giunto al suo culmine. Øystein, grazie al lavoro di etichetta e negozio, era stato in principio molto apprezzato nell'underground della scena e questo aveva creato più di un fastidio a Varg, che lo considerava invece solo come fumo negli occhi. Il suo ego era intanto cresciuto a dismisura, causando anche problemi provocati dai suoi troppi proclami che mal si conciliavano con l'organizzazione di una sorta di “setta” i cui atti criminosi dovevano restare il più possibile segreti e lontani dall'attenzione pubblica. Inizia proprio in questo periodo la guerra fredda di Vikernes contro Euronymous, fatta all'inizio solo di insinuazioni, di ripicche, di sottili dubbi insinuati nelle menti dei suoi amici e collaboratori. Il carattere un po’ semplice e ingenuo di Øystein sicuramente agevolò il suo lavoro: la subordinazione nei confronti dei genitori (che gli avevano prestato i soldi per aprire le sue attività, e che spesso gli chiesero di rendere conto di quello che stava succedendo), il distacco riguardo alle azioni pratiche del movimento, la sua incapacità nella gestione puramente economica furono aspetti a cui il Conte si attaccò per creare la sua immagine di un ex-principe, ormai caduto nella più totale rovina. Queste argomentazioni fecero presa su molti, ma non si rivelarono sufficienti per tirare dalla sua parte autentiche icone dell’Inner Circle come Bard Eithun, che rimanevano ancora fedeli a Euronymous senza il quale nulla in origine sarebbe mai potuto essere. Durante questa escalation di ostilità, Vikernes viene a sapere da fonti molto vicine al rivale la sua intenzione di catturarlo, torturarlo e infine ucciderlo filmando il tutto per il proprio divertimento in qualche bosco fuori città. Euronymous non era nuovo a queste minacce, che amava distribuire in maniera del tutto imprevedibile - come aveva fatto più volte anche con Dead - senza però poi tramutarle in nulla di concreto. Ma, nonostante fosse considerato un totale perdente da Varg, era stato anche recentemente condannato a quattro mesi di carcere per aver sfregiato con una bottiglia rotta due ragazzi alla fermata dell'autobus, rei di aver messo gli occhi sulla sua ragazza. Con questi sentimenti contrastanti riguardo la veridicità del pericolo, inizia a pianificare un modo per rovesciare le parti.
È qui che il racconto si fa fumoso, e la verità diventa impossibile da determinare. Anni di interviste, smentite, nuovi dettagli, ipotesi hanno danneggiato in maniera irreparabile la realtà, al punto che - probabilmente - neanche i protagonisti di questa triste storia sarebbero più in grado di ricordarla con esattezza. Tutto nacque in maniera altrettanto confusa: forse si trattava di un omicidio premeditato con attenzione, oppure Varg aveva intenzione di crearsi in anticipo una storia credibile nel caso gli eventi fossero precipitati in maniera naturale. Ad aiutarlo, guidati in maniera inconsapevole dal suo incredibile carisma, furono due personaggi fino a quel momento considerati minori nella scena. Un conoscente avrebbe dovuto fermarsi nel suo appartamento per fornire a Vikernes un alibi, mentre un amico intimo di Euronymous, tale Snorre Ruch, avrebbe costituito per lui una sorta di espediente per avvicinarsi alla sua vittima senza destare troppi sospetti, dato che egli aveva preparato dei riff di chitarra per i Mayhem che voleva fargli ascoltare.
Snorre, nome d'arte Blackthorn, è il personaggio dell'intera scena che rimane più difficile da decifrare. Meno di un mese prima aveva avuto problemi psichiatrici, e gli era stato prescritto il ricovero in un'apposita struttura. Invece di seguire il consiglio era fuggito a Bergen, andato a vivere temporaneamente nella casa di Varg Vikernes. Poco tempo prima era anche entrato di nuovo in contatto con Euronymous, suo amico d'infanzia, che l'aveva scelto come seconda chitarra per i Mayhem. Alla luce di questi due fatti sembra ancora più inspiegabile l'aiuto che diede al Conte, probabilmente accecato dalla sua volontà di ferro e disorientato dai problemi mentali. Fu infatti proprio lui a dare la conferma definitiva a Vikernes riguardo le intenzioni bellicose del rivale, facendogli ascoltare di nascosto una telefonata ricevuta da Øystein in cui dichiarava l'intenzione di farlo sparire per sempre dalla circolazione.
Ci sono sei ore di macchina tra Bergen e Oslo, su una bellissima strada panoramica che è da sempre meta preferita dai turisti. Vikernes e Ruch si danno il cambio alla guida stabilendo dei turni, ed è ormai nella prima mattina del 10 Agosto che la coppia giunge nella capitale norvegese. Il Conte sta dormendo nel sedile posteriore, con la cintura contenente il suo fedele coltello abbandonata a terra. I due scendono dall'auto e mentre Snorre si fuma una sigaretta fuori dal condominio, Varg suona al campanello. Euronymous è ovviamente sorpreso e cerca di prendere tempo, ma il Conte gli rivela di aver portato il contratto firmato per la DSP e vista la sua insistenza è costretto ad aprirgli la porta. L'appartamento è a uno dei piani superiori, e quando Vikernes giunge finalmente alla porta trova Øystein in biancheria intima, palesemente nervoso. A onor della cronaca bisogna ammettere che una versione univoca dei fatti che successero da quel momento in poi non è mai stata confermata, anche perché l'unico potenziale testimone di quanto stava per succedere, Snorre Ruch, si era perso all'interno del palazzo non riuscendo a trovare il campanello dell'amico. Fino al momento in cui vede uscire i due dall'appartamento: Euronymous perde sangue e scappa disarmato pensando solo a salvare la propria vita mentre Vikernes, armato di un coltello con la lama di una decina di centimetri, lo rincorre in quella che deve aver avuto il sapore di una vera e propria caccia all'uomo. È qui che Snorre entra in panico e ha un vero e proprio black-out mentale, rimane qualche secondo pallido come un fantasma prima di correre fuori dallo stabile, quasi a voler fuggire anche solo da quella terrificante immagine. Secondo il racconto del Conte in realtà Øystein aveva cercato ripetutamente di afferrare un'arma in casa sua, ma vistosi messo alle strette aveva preferito correre fuori per cercare di allertare i vicini suonando i campanelli, bussando alle loro porte, urlando. Quello che in un momento di totale concitazione non aveva considerato è che la periferia di Oslo è densamente popolata da immigrati, le cui risse sono all'ordine del giorno. È questo il motivo per cui, probabilmente, nessuno dei vicini sembrò sorpreso da quanto stava accadendo al punto da mettere fuori la testa dalla propria abitazione. Neanche quando Varg Vikernes, decidendo che lasciare in vita l'avversario sarebbe stata una mossa troppo pericolosa per la propria incolumità, gli pianta la lama del coltello nel cranio, uccidendolo sul colpo. Dopodiché sfila con fatica l'arma dalla testa del cadavere, lasciandolo rotolare giù per una rampa di scale come un sacco di patate, e corre fuori per evitare che il complice, in evidente stato di shock, possa scappare con le chiavi della sua auto lasciandolo solo e insanguinato in una città che inizia a scottare troppo.
Può anche essere considerato normale che una persona abbia un sacco da notte e un set completo di vestiti di ricambio (misteriosamente abbandonati da amici che avevano precedentemente ricevuto un passaggio) in macchina, ma questo aspetto non fa altro che alimentare i sospetti riguardo alla premeditazione dell'omicidio. Varg infatti si avvolge nel sacco prima di entrare nell'auto per non lasciare tracce di sangue e successivamente, dopo aver evitato una volante della polizia prendendo la strada a nord per Trondheim, si ferma nei pressi di un lago per lavarsi, cambiarsi e sbarazzarsi degli abiti sporchi. Durante una sosta per telefonare da una cabina all'amico rimasto nell'appartamento di Bergen, un equivoco con un gruppetto di teppisti che stavano devastando l'area di servizio fa scattare un inseguimento da parte di un’altra macchina della polizia, seminata dopo una folle corsa terminata sull'autostrada. All'arrivo nella città natale Vikernes decide di utilizzare un negozio di stampe per crearsi un alibi, prima di lasciarsi andare a un sonno liberatorio nel suo appartamento. La sua libertà dura ancora una settimana, fitta di interrogatori sia a Oslo che a Bergen. Gli investigatori fiutano fin da subito la sua pista, ma l'alibi costruito sembra reggere fino a quando non viene identificato in Snorre Ruch un possibile anello debole della catena. Ruch viene raggiunto da numerose telefonate, anche nel cuore della notte, in cui gli vengono poste continuamente le stesse domande, in maniera sempre più incalzante. Il 17 di Agosto cede sotto il peso del trauma e confessa l'omicidio, portando all'arresto del Conte fuori da un club. Per i dettagli bisogna aspettare ancora qualche giorno: Vikernes, seppure in cella di isolamento, si rifiuta di collaborare ed è questa volta l’amico rimasto nel suo appartamento quella tragica notte, quando viene accusato di essere lui stesso l'esecutore materiale, a crollare e a distruggere definitivamente il già traballante alibi confermando gli stessi fatti già raccontati da Ruch.
Nonostante la duplice confessione nessuna prova concreta viene trovata nei confronti di Vikernes. I due amici vengono torchiati, e probabilmente con la promessa di ricevere uno sconto di pena rincarano la dose facendo sembrare l'omicidio organizzato e non conseguenza di una lite. Il fatto che il ragazzo rimasto nell'appartamento abbia scontato solamente una notte di reclusione fa sembrare tutto il castello messo in piedi dagli investigatori ancora più instabile, dando l'impressione di una verità costruita ad arte per sbarazzarsi di un personaggio scomodo e pericoloso come il Conte, diventato in pochi anni una delle personalità criminali più temute del paese. Andò invece molto peggio a Snorre Ruch che, su indicazione del suo avvocato, continuò a sostenere anche in tribunale la storia della premeditazione, ricevendo in risposta una condanna a otto anni di carcere per non aver praticamente fatto nulla, se non essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Vikernes fu condannato invece a 21 anni di reclusione, il massimo previsto dal sistema giudiziario norvegese a causa dell'aggravante dei futili motivi e della particolare brutalità dell'assassinio. In realtà Euronymous durante la fuga era caduto su una lampada di vetro mandandola in frantumi e ferendosi numerose volte sul corpo nudo, tagli che al momento dell'autopsia vennero scambiati (o come dice il Conte, volutamente interpretati) per ulteriori coltellate, portate fino a un totale di oltre venti. La giuria, composta da ferventi cristiani, estremisti di sinistra, un sopravvissuto ai campi di concentramento e un vasto assortimento di pensionati non faticò molto a giungere al verdetto, considerando anche nell’insieme i roghi di quattro chiese per i quali Vikernes venne riconosciuto colpevole in base alle testimonianze di ex-appartenenti alla scena. Tornando al movimento, come corollario del maxi processo vengono eseguiti altri accertamenti atti a stroncare definitivamente l’Inner Circle, interrogatori durante i quali i vecchi commilitoni - anche quelli appartenenti alle cosiddette seconde linee - si accusano gli uni con gli altri, portando alla luce oltre a tutta una serie di fatti minori (roghi di chiese che portarono a condanne di due o tre anni, e altri piccoli atti di vandalismo che costarono ai loro responsabili pene pecuniarie destinate a coprire in parte le spese di ricostruzione) una connessione di particolare rilevanza. A proposito dell'insoluto caso dell'omicidio di un omosessuale viene ascoltato Bard Faust Eithun, fino ad allora semplicemente collaboratore di Euronymous e batterista degli Emperor, che su consiglio del suo avvocato (non una grande scuola di difensori in Norvegia, a quanto pare) confessa il suo delitto.

Per capire di cosa stiamo parlando dobbiamo fare un bel salto indietro, esattamente un anno e una settimana prima. È il 21 di Agosto del 1992. Bard Eithun, trasferitosi a Oslo definitivamente un mese prima, torna a casa a Lillehammer per fare visita alla madre. A notte fonda decide di fare un giro in città per bersi una pinta di birra al pub, ma c'è troppa gente in giro e non è la serata giusta da passare dietro a un bancone. Bard esce dal locale e si incammina verso casa, quando viene avvicinato da un uomo. Si tratta di un omosessuale sulla cinquantina, Magne Andreassen, che - palesemente ubriaco - cerca un primo approccio con il suo futuro carnefice. Gli chiede da accendere, ma ha già una sigaretta in bocca, ed è subito chiaro come sia in cerca di qualche emozione più forte. Cerca di convincerlo a camminare insieme nel bosco, verso un posto più appartato. Bard accetta immediatamente e la sua risposta affermativa non ci deve sorprendere più di tanto, visto che ha già deciso di ucciderlo.

Ero uscito con l'intenzione di prendermi una birra, ma avevo rinunciato a causa della troppa gente, perciò stavo tornando a casa. Questo uomo mi si avvicina - era ovviamente ubriaco e soprattutto un essere insulso. Voleva parlarmi. "Okay. Dimmi pure", gli ho risposto. Ho capito in fretta che era un omosessuale. Mi stava chiedendo se potevo dargli da accendere, ma aveva già una sigaretta accesa in bocca. Era ovvio che stesse cercando un contatto. Poi mi ha chiesto se potevamo andarcene via da quel posto e andare a farci un giro nel bosco. Io ho accettato la proposta, perché avevo già deciso che l’avrei ammazzato, che era una cosa talmente assurda, perché solitamente non vado in giro ad uccidere le persone. Così lui stava camminando; la strada era lunga. Questa lunga camminata è stata utilizzata contro di me durante il processo, da quando l'accusa voleva cambiarmi l'imputazione in omicidio di primo grado - perché la strada era stata molto lunga, e io non volevo portarlo nel bosco per picchiarlo, ma per togliergli la vita. Questo è quello che diceva l'accusa, e ovviamente era anche quello che io avevo voluto, nonostante ovviamente al processo non ne avessi fatta menzione. Io dicevo che volevo solo picchiarlo e rubargli tutti i soldi, ma certamente non è molto ragionevole farsi tutta questa strada nel bosco solamente per rapinare un uomo. Così abbiamo camminato nel bosco, fino ad un parchetto dove erano state aperte le olimpiadi invernali. Avevo sempre un coltello in tasca. Era nero con una piccola sicura. Non mi ricordo cosa stavo pensando, ma ad un certo punto ho realizzato che non avrei avuto un’altra possibilità, se non avessi agito subito. Così ho afferrato il coltello, mi sono girato e l’ho pugnalato. Lui stava camminando dietro di me, perciò girandomi l'ho accoltellato allo stomaco. Dopo di questo non ricordo molto, solo che stavo guardando l'intera scena come se fossi fuori dal mio corpo. Era come se stessi guardando dall’alto due persone che lottavano - e una aveva un coltello, perciò era facile uccidere l’altra persona. Non riesco a ricordare bene, ma dopo averlo accoltellato allo stomaco lui è caduto sulle sue ginocchia. Ho iniziato a colpirlo sul collo e sulla faccia. Quando è caduto sono saltato sopra di lui e continuavo a pugnalarlo. La mia intenzione era quella di togliergli la vita completamente. Non volevo che finisse all’ospedale e raccontasse tutto. Era così facile togliergli la vita e sperare che tutto sarebbe stato okay. Non ha combattuto molto. Ha provato a buttarmi a terra, ma non è facile quando l’altra persona ha un coltello. Stava rovesciato a terra e io volevo ucciderlo del tutto. L'ho colpito veramente forte dietro, e la lama si è incastrata nelle scapole. Ho dovuto fare leva con i piedi sul suo corpo per recuperare il coltello infilato nelle sue ossa. Penso che qui ormai fosse praticamente morto. Dopo di questo stavo per scappare, e mi ero già mosso un po’ quando lui ha fatto qualche verso. Ho pensato “Non è ancora morto” e sono tornato indietro e l’ho preso a calci dietro alla testa con i miei stivali, tante volte. Volevo essere sicuro che fosse morto. Poi me ne sono andato. Non ricordo se fossi nervoso. Ho dovuto camminare indietro nei boschi abbastanza in fretta, nel caso qualcuno ci avesse sentito lottare. Immagino che fossi abbastanza nervoso, ma non è facile ricordare. Sono arrivato ad un torrente, e mi sono lavato le mani - erano ovviamente sporche di sangue - e poi ho ripreso a camminare. Non mi ha aiutato molto lavarmi le mani, perché ero coperto di sangue anche sulla faccia e sui capelli. Fortunatamente nessuno mi ha visto! Stavo camminando in un'area dove passava molta gente in uscita dalla città, ma non ho incontrato nessuno. Quando sono arrivato a casa, mia madre non era sveglia, così ho lavato via tutto il sangue dal mio corpo e dai vestiti.
Devo prendermi la responsabilità di ciò che ho fatto e andare avanti. Non c'è nessun rimorso. Gli ho tolto la vita e ora sto pagando. Non è un grande scambio, almeno secondo la mia opinione.

Questo raccapricciante racconto testimonia la lucidità con cui i protagonisti del Black Metal si mossero in quegli anni. Nessuna esitazione, nessun errore, nessun rimpianto. Ma l'arresto di Bard Faust fu anche il cappuccio che soffocò la fiamma oscura, lasciata senza più la garanzia di vedere i propri atti criminosi rimanere impuniti. Ben presto la società norvegese si illuse di potersi lasciare alle spalle questa terribile storia, senza cercare di indagare in profondità le motivazioni che spinsero ragazzi provenienti da buone famiglie a cadere in quell’abisso. Imprigionato il pericolo pubblico numero uno in un carcere di massima sicurezza, non restava altro che cancellare tutte le ferite dolorosamente rimaste aperte in quegli anni. E lentamente tornare alla normalità, ricostruire le proprie chiese, riformare comunità distrutte nei loro valori e affetti più intimi. Con il risultato che al giorno d'oggi di quei fatti non vuole più parlare quasi nessuno, e può anche capitare che il custode della Fantoft Stave Church interrogato sul rogo ad opera del temibile Varg Vikernes ti risponda con imbarazzo: “Chi?”.
Iron Ghost
00giovedì 12 maggio 2011 08:39
INTERMEZZO CON FINN BJØRN TØNDER


Ebbene si, proprio lui: il giornalista del Bergens Tidende che per primo incontrò Varg Vikernes nel celebre appartamento di Bergen, dando inizio con il suo articolo all'attenzione mediatica nei confronti del black metal.
Finn, incalzato dalle mie continue pressioni, ha accettato di buon grado - nonostante i tanti impegni - di rispondere a qualche domanda, sempre con il suo tono pacato e disponibile. Chi meglio di lui può aiutarci a capire cos'hanno significato quelle vicende in Norvegia all'inizio degli anni Novanta e come quelle ferite siano state risanate con il tempo?

D: Ciao Finn, innanzitutto voglio dirti che posso immaginare quante volte tu abbia risposto a queste domande, quindi mi dispiace di annoiarti ancora con la stessa storia.
R: No, il problema non è quello bensì riuscire a ricordarmi tutti i particolari. Sono passati ormai molti anni...

D: Allora non perdiamo altro tempo e iniziamo subito con il racconto: quando hai avuto il tuo primo contatto con il black metal?
R: Mi ricordo che vennero due ragazzini al giornale, e affermarono di aver parlato con una persona che diceva di aver bruciato molte chiese e ucciso una persona a Lillehammer. Volevano stampare la loro intervista con lui nel Bergens Tidende, ma la storia raccontata era sembrata da subito incredibile. Così l'editore venne da me e mi disse di parlare con quei ragazzi e vedere cos'avrei potuto cavarci fuori. Per prima cosa dissi loro che avrei dovuto incontrare la persona che avevano intervistato, una cosa piuttosto facile visto che avevano detto di essere suoi amici di lunga data. Mi risposero che forse lui avrebbe parlato con me, che avrebbero fatto il possibile. Infatti mi richiamarono poco dopo dicendo che aveva acconsentito a incontrarmi alla Fantoft Stave Church, durante la notte. Gli risposi che la proposta era semplicemente ridicola, e gli chiesi perché non avremmo potuto invece vederci altrove. Va bene, replicarono, allora potrai incontrarlo nel suo appartamento a Bergen, sempre di notte. Mi dissero anche che ci avrebbero legato qualcosa intorno agli occhi, di modo che non vedessimo dove l'abitazione si trovava. Ma quando li incontrammo alla stazione ferroviaria di Bergen, ci accorgemmo che erano entrambi talmente giovani da non poter guidare, così toccò a uno di noi condurre la macchina all'appartamento, con il risultato che alla fine sapevamo perfettamente dove si trovava! Eravamo io e il fotografo, più i due ragazzi e la misteriosa persona che si presentò come Count Grishnack. Fu così che lo chiamai nel giornale, come nel libro di Tolkien.

D: In pratica il tuo coinvolgimento iniziò in maniera piuttosto accidentale, non programmata, se ho capito bene...
R: Beh, in realtà mi ero occupato in precedenza di qualcosa di simile. L'editore infatti chiese a me di verificare la storia dei due ragazzi perché avevo già scritto qualche articolo riguardante avvenimenti di natura satanica in Bergen. Me ne ero interessato in quanto io sono cresciuto proprio vicinissimo alla Fantoft Stave Church, e quando ero un bambino andavo spesso alla chiesa perché sul portone d'ingresso c'era una piccola pietra verde (Si dice sia una reliquia di un pellegrinaggio, n.d.A.), e se toccavi quella pietra potevi esprimere tre desideri. Quando Fantoft venne bruciata mi trovavo in Portogallo, così non appena tornai a casa presi contatto con la polizia di Bergen e gli chiesi se sapessero che fine aveva fatto quella pietra verde. Trovarono la mia domanda piuttosto curiosa, perché in realtà durante i rilevamenti avevano scoperto davvero qualcosa di particolare: si trattava del famoso coniglio morto. Così ho scritto l'articolo sul rogo chiedendo cosa significava, chi poteva essere stato, e così via. Quello fu il vero inizio di tutta la faccenda.

D: Torniamo alla tua di intervista...
R: Si, quando arrivammo nel suo appartamento ci disse che aveva organizzato quell'intervista solamente per promuovere la sua musica. Noi però gli rispondemmo che avremmo parlato della sua musica in un articolo solo se avesse dimostrato di non dire bugie, ma di aver raccontato la verità riguardo ai roghi delle chiese e all'omicidio. Avremmo controllato le sue informazioni con la polizia o altre persone, e se si fossero rivelate veritiere allora avremmo pubblicato il pezzo e lui ne avrebbe ricavata un'enorme pubblicità, cosa che effettivamente alla fine è successa.
D: In effetti! Non hai mai avuto la minima paura in quei momenti?
R: No, anzi, mi sembrava che il tutto fosse un tantino ridicolo! Come una specie di scherzo: lui era troppo giovane, non riuscivo a credere alla sua storia, mi sembrava che non avesse detto la verità.

D: Ma conoscevi lui o la sua musica già da prima?
R: Si, ne avevo sentito parlare, ma senza mai ascoltare nulla della sua musica. Questo perché lui era solito farsi pubblicità con volantini, e alcuni di questi - raffiguranti il rogo della Fantoft Stave Church, erano arrivati anche al giornale.

D: Com'era l'atmosfera nell'appartamento?
R: Era tutto molto buio, e c'erano un sacco di armi, tipo coltelli o roba del genere. Io e il fotografo gli ridevamo dietro perché sembrava tutto troppo ridicolo, era impossibile prenderlo sul serio e in più non credevamo ancora alle sue parole. Però ci ha dato molte informazioni da verificare...

D: ...e a quel punto la storia ha iniziato a non sembrare più uno scherzo, vero?
R: Effettivamente no. Soprattutto per quanto riguardava il dettaglio del coniglio, mi raccontò addirittura di avergli tagliato la testa prima di abbandonarlo sulle scale della chiesa. Fino a quel momento nessuno era a conoscenza di quell'informazione in modo così dettagliato. Chiamai la polizia e mi dissero che non si erano preoccupati di quel piccolo coniglio, che non sembrava strettamente collegato agli avvenimenti. Così controllai anche all'obitorio di Bergen dove tengono i cadaveri trovati sulle scene di delitti e avevano lì anche il coniglio, e mi dissero che effettivamente era arrivato senza la testa. Fu così che mi convinsi che sapeva molto riguardo al rogo di Fantoft e iniziai a credere a quello che mi stava dicendo.

D: Così è vero, come dice lui, che dopo l'intervista ti sei recato alla polizia?
R: Certo, innanzitutto ho controllato i dettagli che Vikernes mi aveva raccontato sia a Bergen che in altri posti dove erano state bruciate delle chiese, e ho visto che erano tutti veri. A quel punto però scattarono i controlli a casa sua. Io avevo un accordo con lui: che ci saremmo sentiti al telefono dove gli avrei detto se credevo alla sua storia e quando sarebbe stato pubblicato l'articolo, ma senza mai menzionare il suo nome alla polizia. Così lo chiamai e gli dissi che ci credevo, e che avrei scritto il pezzo quel giorno stesso e pubblicato sul giornale il giorno successivo. Lui mi ringraziò e mi disse che dopo sarebbe scappato in Polonia! Prima di chiudere il mio scritto contattai la polizia per sapere se avessero qualche commento da fare riguardo alla storia, e ancora non sapevo in quel momento che loro avevano già preso il suo nome dai volantini. Così la polizia realizzò un collegamento tra le due cose, e fecero visita a casa sua per arrestarlo il giorno prima dell'uscità dell'intervista. Perciò penso che lui creda che io ho fatto il suo nome alla polizia, ma non è stato così.
Da quel momento in poi la mia vita è cambiata, perché tutta l'Europa ha iniziato a interessarsi a queste vicende. Mi ricordo che il fotografo disse “di questa storia si parlerà per molti mesi” e io gli risposi “no, di questa storia si parlerà per dieci anni”, e infatti...

D: Ma la gente in Norvegia ne parla ancora o è finito tutto nel dimenticatoio?
R: No, non penso proprio che ne parlino più. Però mi capita spesso, quando mi presento con il mio nome, di sentirmi dire “ah, tu sei quel giornalista che fece la famosa intervista con Count Grishnack!”. Sono quasi diventato famoso per quel pezzo!

D: E invece all'uscita dell'articolo? Il black metal era visto come una minaccia o invece come un gigantesco scherzo?
R: Beh, penso che sicuramente dopo l'uscita dell'articolo qualcosa sia cambiato. La gente ha iniziato ad avere paura, soprattutto quando nei testi delle canzoni leggi cose come “vogliamo uccidere le persone, bruciare le chiese”, o roba del genere. Perciò le persone comuni non apprezzavano quella musica, né l'aspetto simile a un’“organizzazione mafiosa” che si era creata intorno, se capisci cosa intendo (Perfettamente, n.d.A).

D: Arriviamo così ai processi nei Tribunali norvegesi. Vikernes dice che tutto è stato orchestrato di modo che la Norvegia potesse liberarsi di lui buttandolo in una prigione per molti anni. È vero?
R: Si, in un certo modo si, ma non dimentichiamoci che lui ha compiuto delle azioni terribili. Ha ucciso due persone, ha bruciato molte chiese, perciò ha semplicemente avuto la sua punizione secondo le leggi del nostro Paese. Penso per questi motivi che alla fine sia stato tutto giusto.

D: Ho sempre avuto una curiosità: quando ho visitato la Norvegia ho visto una nazione tranquilla e pacifica. Come mai proprio nel vostro paese tutto ciò ha avuto inizio?
R: Non riesco a capirlo neanche io, onestamente! È difficile da capire... Penso che sarebbe potuto succedere in qualsiasi altro posto, ma forse è nato qui perché lui si trovava qui! Credo più a qualcosa di legato alla personalità del singolo, che a ragioni di natura sociale.

D: È stata difficile la ricostruzione, soprattutto delle comunità che si trovavano coinvolte in prima persona da fatti come i roghi delle chiese?
R: Alla fine credo di no. Se n'è parlato per molti anni, ma complessivamente non credo che sia stato un problema insormontabile per il nostro Paese. Sono successe tante altre cose nel frattempo: incidenti in mare o in montagna, problemi con le persone... perciò la gente si è abituata anche a parlare d'altro con il passare del tempo. Però un effetto importante l'ha avuto: credo che molte persone comuni abbiano iniziato a leggere i giornali in quel periodo, perché interessati a quest’argomento. Ce ne siamo accorti anche al giornale, perché abbiamo venduto un sacco di copie grazie a quella storia. Poi io ho continuato a seguire tutti gli strascichi anche in Svezia, in Germania, in Inghilterra, dove tante altre persone hanno scritto di fatti simili causati da ragazzi che probabilmente erano stati ispirati da lui.

D: Quindi non sono rimaste delle ferite aperte...
R: Credo proprio di no. L'unica cosa è che la Norvegia è diventata tristemente famosa per qualcosa di diverso. Prima la gente conosceva Bergen per Edvard Grieg, chi avrebbe pensato che poi sarebbe stata celebre anche per quegli altri fatti?

D: Quanto è grande oggi la scena Black Metal in Norvegia? So che molti gruppi hanno cambiato genere, e altri sono diventati così importanti da aver vinto anche dei Grammy Award nel vostro Paese, è tutto più commerciale.
R: Certamente si, la cosa interessante è che la scena è diventata molto più grossa e i musicisti riescono a essere famosi anche senza dover bruciare delle chiese. E ti dirò di più, molti non parlano esattamente bene del Conte, non lo apprezzano.

D: Non ti sembra strano che le stesse persone che quindici anni fa bruciavano le chiese oggi sono in televisione all’ora di cena, a vincere premi?
R: Ovvio che mi sembra un tantino strano! Ma molti di loro sono stati in prigione e credo che abbiano pagato il loro conto con la società. Quindi anche da questo punto di vista la cosa può considerarsi normale.

D: L’ultima domanda che ti faccio è un po’ personale. Sei credente? Se sì, come ti ha segnato questa storia dal punto di vista spirituale?
R: In realtà, anche se sono cresciuto in una comunità cristiana molto forte in Bergen, non mi sento credente. Anzi, posso dirti che non credo più in Dio da un pezzo. Quindi questa storia mi ha toccato solo dal punto di vista personale, e non da quello spirituale.

Meglio così. Grazie per la piacevole chiacchierata e in bocca al lupo per il futuro.
Anche a te!
Iron Ghost
00giovedì 12 maggio 2011 08:41
VARG VIKERNES COMMENTA L’ASSASSINIO DI EURONYMOUS
prima parte


E' stato davvero interessante notare come la gente abbia avuto l'esigenza di inventare storie sull’assassinio di Euronymous. è triste constatare che lo fanno solo perché la verità è scomoda per loro.

Nel 1991 i musicisti metal norvegesi credevano che Euronymous fosse un figo, ma dalla metà o dalla fine del '92 molti di noi capirono che non lo era. Quando la DSP (Deathlike Silence Productions, la sua etichetta) fece uscire il debut album di Burzum, nel marzo del 1992, Euronymous dovette richiedere un grosso prestito per finanziarlo. Non poteva permettersi di affrontare da solo le spese, e quindi chiese a me i soldi. Quando vendette tutti gli album di Burzum, pensò solo a pagare i suoi conti, anziché dare alla stampa più copie o rendermi il denaro che mi doveva. Così quando finì le copie dell'album, non aveva più denaro per poterne stampare altre. Probabilmente è questo il motivo per il quale la gente pensa che io lo abbia ucciso. Ma uccidendolo non avrei riavuto il mio denaro indietro. Rompergli le gambe avrebbe funzionato, ma ucciderlo no. Posso sempre rimediare denaro se lo voglio e non investirei più di quanto possa permettermi. Ho un rapporto normale con i soldi, quindi queste voci sono solo cazzate, ed erano solo chiacchiere su 36.000 corone norvegesi (più o meno 5.100 dollari), o comunque sulla somma di un salario medio norvegese.

Affrontai le conseguenze della sua incompetenza e della sua stupidità e misi su una mia etichetta, chiamata BURZNAG (nella lingua nera di Tolkien “anello nero”), nome che è stato cambiato più tardi, nel 1992, in CYMOPHANE (dal greco: “onda che apparirà”, il nome di una gemma che ha la forma di un occhio), decidendo di fare tutto da solo. Non avevo bisogno di lui.
Tutto quel che riusciva a fare era starsene seduto sul suo grasso culo, nel suo negozio, a bere coca-cola e mangiare kebab. Il negozio stava per fallire ed era solo questione di tempo, sarebbe andato (così come la DSP) in bancarotta.
Noi non lo avevamo ancora lasciato perdere, non completamente, e come ultimo tentativo per aiutarlo a mandare avanti l’attività accettammo di fare un’intervista per un giornale in modo da dare un po’ di luce alla scena Black Metal. Lui era fuori dai progetti attorno a Burzum, ma aveva altri album da vendere. Quando feci l'intervista anonima nel gennaio del 1993 esagerai molto, e quando il giornalista se ne andò ci facemmo, io ed una ragazza, una bella risata; perchè sembrava non capisse che lo stavamo prendendo per il culo. Lui aveva preso tutto così dannatamente sul serio. Sfortunatamente il giorno dopo andò alla polizia e mi fece arrestare. Il 20 il giornale pubblico la sua versione dell’intervista, mentre io ero in una cella di detenzione incapace di dire a tutti che erano solo una marea di cazzate per creare interesse attorno ad un genere musicale e per aiutare Euronymous a rimediare qualche cliente.

La cosa interessante è che quando sono stato arrestato, Euronymous chiuse il negozio invece di sfruttare a suo vantaggio la situazione. Questo perché i suoi genitori pensavano che quel tipo di attenzione fosse scomoda! Quindi l’“evil black metal hero” fece proprio quello che gli dissero di fare suo padre e sua madre!! Cosa abbastanza patetica, così facendo lui rese i miei sforzi inutili. Ho passato sei settimane in custodia cautelare per quel che era successo, e tutto quello che lui fece fu chiudere il negozio! I clienti arrivarono in continuazione ad un negozio chiuso! Che cazzata!

Quando uscii di prigione ero abbastanza deluso da tutto quel che era accaduto, e la polizia aveva messo su un tale casino a causa della loro incursione nel mio appartamento che ormai era difficile gestire la CYMOPHANE come avevo intenzione di fare. Allo stesso tempo la DSP (probabilmente per le prodezze dei media) ebbe un contratto di distribuzione con una società di Oslo e poté iniziare a produrre e vendere di nuovo i dischi.

Euromymous aveva fatto davvero una stronzata chiudendo il negozio e la maggior parte di noi era d’accordo sul considerarlo un dannato imbranato ed idiota. Ero incazzato con lui per non aver sfruttato i vantaggi della situazione, che era il motivo principale per il quale avevo fatto quella stupida intervista, e non volevo aver più nulla a che fare con lui. Non c'era davvero nessun appiglio per porter fare affari con lui. Poi ebbi un contratto con una società di distribuzione di Oslo per la CYMOPHANE e continuai da solo.

Per quanto mi riguardava lui non esisteva più. Quando mi telefonò per chiedermi se loro (i ragazzi dei Mayhem) potevano stare da me quando sarebbero venuti ai Grieghallen Sound Studios per finire l’abum, gli dissi di no. Nessuno a Bergen voleva dar loro un posto in cui stare e dovettero affittare una stanza in un motel. Nessuno aveva niente contro Hellhammer, l'unico altro membro dei Mayhem a quei tempi, ma noi non volevamo aver nulla a che fare con Euronymous. Io ho sempre avuto un buon rapporto con Hellhammer e lui non era nemmeno tanto impressionato da Euronymous, tanto per dire. Nel 1992, quando registrammo De Mysteriis Dom Sathanas, con lui scherzavo persino sul fatto che l'avremmo dovuto ammazzare!

Per alcuni mesi questo disprezzo per Euronymous si era diffuso nella scena ed aumentava sempre di più con la consapevolezza della gente su quanto lui fosse un idiota. Mi dava la colpa di tutto, cominciando ad odiarmi.
Credeva fosse colpa mia se quasi tutti avevano perso la fiducia in lui e non lo rispettavano più. In un certo senso aveva ragione, di certo non avevo tenuto nascosta la mia opinione di lui, ma credo che le polemiche se le sia cercate da solo. Era semplicemente stato scoperto dal modo in cui aveva reagito al polverone. Si era fregato da solo. Poi quando i media scrissero tutte quello schifo su di me, lo fecero sentire meno importante. Improvvisamente non era più il “protagonista” della scena metal estrema norvegese. Per lui era tutta colpa mia. Forse questo è il motivo per il quale la gente crede che l'omicidio è stato il risultato della battaglia fra due figure portanti della scena, ma in verità era importante solo per lui. A me non fregava nulla di tutto questo. Io non avevo nemmeno socializzato con tutta quella gente della scena metal e quando uscivo preferivo andare ai party house, in un locale underground techno di Bergen chiamato "Føniks" (Fenice), mentre la maggioranza dei metallari andavano in qualche pub... In effetti andavo al club techno per stare lontano da tutte le nuove persone della scena metal, perché non mi piaceva la loro presenza. Preferivo l’attenzione delle belle ragazze, tanto per dire...

Dopo qualche tempo i Mayhem presero un nuovo chitarrista, Snorre W. Ruch dei Thorns, di Trondheim. E quando si trasferii a Bergen lo lasciai abitare da me. Lui dormii nel mio soggiorno, finché non trovò un appartamento per sè. A questo punto, Euronymous cominciò a complottare nei miei confronti. Voleva uccidermi. Nella sua visione della questione io ero il problema, quindi credeva di risolverlo facendomi fuori.

Lui aveva coinvolto nel complotto alcune persone della scena metal per ammazzarmi, me lo dissero. Lo aveva detto a loro perché si fidava, ma ovviamente queste persone tenevano più a me che a lui. Ad un certo punto telefonò a Snorre, il quale mi fece sentire cosa aveva da dirgli Euronymous. Disse che “Varg doveva scomparire per il bene di tutti” o cose simili, confermando i piani che gli altri mi avevano accennato.

Molti dicono che io abbia reagito esagerando, perché Euronymous era uno sfigato e non aveva il coraggio di uccidermi. Sicuramente era uno sfigato, ma questa volta non aveva spifferato a tutti i suoi piani come faceva di solito. Presi la cosa seriamente perché lo aveva detto solo a poche persone, quelle di cui si fidava (o quelli che credeva fossero i suoi amici più stretti). Nell’agosto del 1993 stava per andare in prigione per 4 mesi, dopo essere stato condannato per aver ferito due persone con una bottiglia rotta solo perché “avevano guardato la sua ragazza” ad una fermata dell'autobus. Non era un ragazzo troppo simpatico quando sentiva di essere alle strette. Era capace di eseguire i suoi piani. Se spaventati abbastanza, anche i più grandi codardi diventano pericolosi.

Lo stesso giorno in cui Euronymous dichiarò a Snorre la sua intenzione di uccidermi, ricevetti una lettera da lui in cui voleva essere ottimista, mostrandosi amichevole, dicendomi che avrebbe voluto vedermi per discutere di un contratto che non avevo ancora firmato... ovviamente era solo una scusa. Sembrava che volesse raggirarmi. D’accordo con i suoi “amici”, il piano consisteva nell’incontrarmi, stordirmi con un colpo di calcio di pistola, legarmi e mettermi nel bagagliaio di una macchina. Avrebbe poi guidato fino alla campagna e mi avrebbe legato ad un albero per torturarmi fino alla morte, filmando il tutto con una videocamera.

La mia reazione fu naturalmente di rabbia. Chi cazzo si credeva di essere?!? Lo stesso giorno decisi di andare fino ad Oslo, gettargli addosso il contratto firmato e dirgli di andare a farsi fottere. In questo modo avrei eliminato ogni possibile scusa che avrebbe avuto per contattarmi di nuovo. Devo ammettere che nonostante tutto non ho pensato di ammazzarlo. Giusto prima di andar via, Snorre mi disse che voleva venir con me perché aveva dei nuovi riff di chitarra da far sentire ad Euronymous. Dopo Oslo volevo continuare fino a Sarpsborg per portare un carico di magliette di Burzum a Metallion di Slayer Magazine, per quel che ricordo, e lasciare Snorre ad Oslo con Euronymous. Comunque Snorre non sembrava aver problemi nell’essere amico di entrambi, come dovrebbe fare una qualsiasi persona che abbia un minimo di spina dorsale.

Partimmo da Bergen intorno alle 21.00 e arrivammo ad Oslo attorno alle 3/4 di notte (non ricordo più con precisione, d’altronde son passati più di 11 anni). Facemmo i turni alla guida e quando arrivammo io dormivo nei sedili posteriori. Per questo motivo non indossavo la cintura con il coltello, che diedi a Snorre chiedendogli di nasconderla in un posto sicuro. Lasciare un’arma sui sedili posteriori in bella vista non era molto sicuro.

Arrivammo alla porta d’ingresso principale del palazzo e suonai il campanello. Lui dormiva. Penserete che andare a trovare delle persone nel bel mezzo della notte sia una cosa abbastanza strana, ma per noi era perfettamente normale. Molte persone della scena metal erano “creature della notte”, per così dire. Lui chiese chi fosse, io risposi dicendo il mio nome. Lui disse: “Sto dormendo. Puoi passare più tardi?”, allora io gli risposi: “Ho il contratto, fammi entrare” e lui mi aprì. Il suo appartamento era al quarto o quinto piano e iniziai a salire di corsa le scale. Snorre voleva fumare, ma non si poteva farlo a casa di Euronymous (neanche nella mia macchina). Quindi aspettò di sotto.

Euronymous attendeva alla porta d’ingresso e sembrava molto nervoso. Gli diedi subito il contratto. Posso dire che era ovvio che fosse nervoso. Il ragazzo che aveva in mente di uccidere gli si era presentato davanti nel bel mezzo della notte. Quando gli chiesi che cazzo aveva intenzione di fare, lui entrò nel panico. Andò fuori di testa e mi attaccò con un calcio al petto. Io gli diedi uno spintone verso la porta e ne rimase leggermente stordito. Io non ero sorpreso del suo calcio, ma dal fatto che mi attaccò. Non me l’aspettavo. Non nel suo appartamento e non in quel modo. Aveva appena iniziato a prendere lezioni di kick boxing e come tutti i principianti credeva di essere diventato une specie di Bruce Lee in una notte. Ovviamente non lo era.

Subito dopo scappò precipitandosi in cucina. Sapevo che aveva un coltello sul tavolo della cucina e pensai che avrei dovuto avere uno anche io. Il mio era in macchina (perché era li che lo avevo lasciato) ma ne avevo un altro tascabile (con una lama di 8 cm). Balzai di fronte a lui cercando di fermarlo prima che mettesse le mani sull’arma. A quel punto vennero fuori le sue reali intenzioni, così quando corse in camera credevo fosse per prendere un’arma da fuoco. Aveva accennato a qualcuno (qualche settimana prima) che avrebbe riavuto indietro dalla polizia il fucile da caccia, quello usato da Dead per suicidarsi, quindi credevo che stesse per prendere il fucile o un’altra pistola (sebbene, in realtà, non aveva nessuna arma da fuoco nell’appartamento. Io non potevo sapevo). Lo inseguii iniziando a pugnalarlo. Fui leggermente sorpreso quando corse fuori dall'appartamento. Non aveva senso fuggire, ero nervoso per aver subito il suo attacco inaspettatamente. Ma nel momento in cui le cose si stavano mettendo male decise di scappare invece di combattere come un uomo. Questo è un comportamento che non mi è mai andato giù.

Alcuni credono che io abbia ucciso un uomo indifeso e disarmato ma in realtà fu lui che cercò di prendere un coltello prima che lo facessi io, ed avrebbe certamente potuto procurarsi delle armi se avesse scelto di continuare a combattere invece di scappare come un codardo. C’erano molti altri oggetti nel suo appartamento che avrebbe potuto usare.

Fuori incontrammo Snorre che aveva finito la sua sigaretta. Tutte le porte del palazzo erano chiuse e Snorre era un ragazzo abbastanza smemorato, quindi era andato a finire per sbaglio all'attico, un piano sopra di noi. Confuso era sceso e stava usando il suo accendino per illuminare i campanelli delle porte per capire quale fosse l'appartamento giusto. Nel momento in cui stava leggendo il campanello giusto, Euronymous corse di fuori in mutande, sanguinante, urlando come un pazzo. Snorre era sorpreso e terrificato allo stesso tempo. Ci guardava con gli occhi fuori dalle orbite, fu talmente shockato e sorpreso da subire una specie di black-out mentale, tanto da non ricordare nulla finché non gli chiesi, più tardi, se stava bene.
Euronymous corse giù per la rampa di scale. Si rese conto subito che io stavo per arrivare così continuò a scappare giù, bussando sulle pareti, cercando di suonare i campanelli dei vicini mentre ci passava vicino e gridando aiuto. Lo pugnalai alla spalla sinistra mentre correva (tre o quattro volte, era l'unica parte che riuscivo a colpire mentre lo inseguivo). Lui inciampò e ruppe una lampada che sul muro (forse con la testa o con il braccio) e cadde tra i frammenti di vetro. Lo superai e aspettai. Snorre era ancora di sopra e non avevo idea di come avrebbe reagito. Forse era una specie di congiura e lui ne faceva parte? Forse anche lui voleva attaccarmi? Non lo sapevo. Quando Snorre arrivò correndo, io lo lasciai passare. Capii che non c’entrava, così gli chiesi come stava (perché di certo non sembrava che stesse bene). Dopo qualche attimo Euronymous riuscì a rimettersi in piedi. Sembrava rassegnato e disse: “Ne ho abbastanza”, ma cercò di prendermi a calci nuovamente. Lo finii pugnalandolo al cranio, attraverso la fronte, e morì all’istante. I suoi occhi si girarono e sentì un gemito nel momento in cui svuotò i polmoni nell’ultimo respiro. Rimase seduto, con il coltello piantato nella testa. Quando lo estrassi cadde giù per la rampa di scale come un sacco di patate, facendo abbastanza rumore da svegliare tutto il vicinato (era una scala metallica molto rumorosa).

Forse potrebbe sembrare un modo strano per uccidere qualcuno, ma il mio coltello era molto piccolo e solo appuntito. La lama non era affilata. Era smussato e non sarei riuscito a tagliare in due un pomodoro senza romperlo. L’unico modo per ucciderlo velocemente era piantarglielo nel cuore o nel cranio. In effetti avrei potuto ucciderlo in maniera molto più veloce e molto più tranquilla se non avessi avuto quell’arma, riempendolo di botte fino a farlo crepare. Lui voleva prendere il suo coltello e pensai che era giusto che anche io ne avessi uno, anche se non era adatto alla situazione.

Lui mi aveva mostrato la sua intenzione di uccidermi e anche se non era una minaccia diretta, io non provai nessun pentimento nell’ammazzarlo. La sua codardia mi fece incazzare e non velevo prendere in cosiderazione nessuna ragione per lasciarlo in vita, non quando aveva dimostrato di volermi ammazzare. Lasciandolo stare avrei solo fatto in modo che attentasse di nuovo alla mia vita.

Uccidere una persona con un coltello spuntato lungo 8 cm è una faccenda sanguinosa nel vero senso della parola. Anche se il sangue era schizzato su tutti i muri delle scale mentre correvamo di sotto, non ne avevo nemmeno una goccia in faccia. Solo sulla parte superiore del corpo.
Snorre aveva le chiavi della macchina, corsi fuori per impedirgli di andare via con l’auto, lasciandomi lì ad Oslo ricoperto di sangue. Presi le chiavi, aprii la portiera, gliele ridiedi chiedendogli di guidare. Prima di entrare nell’auto mi avvolsi nel sacco a pelo che avevo nel bagagliaio e mi assicurai di non lasciare tracce di sangue.
A quel punto credevo che la cosa migliore da fare fosse di andar via. Non sapevo che Snorre era ancora sotto shock, girando a vuoto attorno ad Oslo per 20 minuti. Dovevo prendere il controllo della situazione. Sulla strada del ritorno Snorre vide un blocco di polizia sull'autostrada per Bergen, appena fuori Oslo, costrigendomi a cambiare strada. Passammo a nord attraversando Trondheim e poi deviammo verso ovest. Mi fermai vicino ad un lago e mi tolsi i vestiti, legandoci delle pietre. Nuotai fin dove l’acqua era più profonda per poterli affondare. Fortunatamente avevo ancora le magliette che volevo vendere a Sarpsborg (come ho detto le avrei date a Metallion) e Jørn degli Hades aveva dimenticato sui sedili dell’auto una felpa (ironicamente era dei Kreator con scritto “Pleasure to Kill”). Avevo una maglia pulita (o meglio non pulita, ma almeno non zuppa di sangue) e dei pantaloni lerci che erano nella macchina da secoli. Avevo rimediato nuovi indumenti.
Iron Ghost
00giovedì 12 maggio 2011 08:42
seconda parte


Successivamente Snorre mostrò alla polizia dove mi ero disfatto dei vestiti. Tutto quello che riuscirono a trovare fu una t-shirt con l’immagine di un vichingo e la scritta “Norvegia: la terra del Vichinghi”. La maglietta non aveva traccie di sangue.
Ogni altro vestito era sparito e anche i sommozzatori non potettero trovare nulla. Non avevano nessuna prova che la t-shirt fosse la mia (chi si sarebbe mai immaginato che io indossassi una maglia del genere?). Gli altri vestiti probabilmente erano sommersi nel fondo del lago.
Un nostro amico era nel mio appartamento. Quando decisi di andare ad Oslo stavamo mangiando pizza e guardando dei film. Lo lasciai a casa. A questo punto volevo che se ne andasse, nel caso la polizia avesse già saputo cosa fosse accaduto. Ci fermammo ad una cabina telefonica nei pressi di Hønefoss, per dire al tipo che era da me di andarsene. La prima cabina che vedemmo era circondata da dei ragazzi. Non volevamo che nessuno ci vedesse lì nella Norvegia dell’est, proprio in quel frangente. Quindi continuammo a cercare finché non ne trovammo un’altra. Io stavo alla guida, fu Snorre a scendere per fare la telefonata. Proprio in quel momento arrivò una pattuglia della polizia lungo la strada.
Apparentemente i ragazzi avevano ridotto la prima cabina in brandelli e, prima che andassero avanti distruggendo quella seguente, qualcuno aveva chiamato la polizia. Quando arrivò l’agente e ci vide, credeva fossimo noi le persone che stavano cercando. (ditemi voi se questo non è un ottimo esempio della “legge di Murphy”). La cabina era rotta, così sfreccai via con l’automobile della polizia a pochi metri di distanza. Immaginai che se ci avessero fermato sarebbe stato impossibile rimediare un alibi. Così cercai di guidare sempre più veloce, con dietro la polizia che mi tallonava. Quando arrivai alla stazione di Hønefoss svoltai a destra correndo come un pazzo (con freni urlanti, ruote che giravano a gran velocità, fischi durante le curve e tutto quello che puoi immaginare da una fuga in automobile da film di serie b). Io guidavo una Golf VW e stavamo andando talmente veloce che prima di capire che eravamo di nuovo sull’autostrada per Bergen avevamo seminato la polizia.

Probabilmente il poliziotto non si era nemmeno preoccupato di darci la caccia (o, cosa meno probabile, aveva fallito nel continuare ad inseguirci), come mostrarono le indagini postume. Non aveva nemmeno fatto rapporto ai suoi superiori.
Forse ci stavano cercando. Dissi a Snorre che lo avrei lasciato alla stazione, in un posto chiamato Gol, sulla strada per Bergen. Se la polizia mi avesse fermato sarei stato da solo e lui non avrebbe avuto grane. Snorre rifiutò l’offerta e guidammo verso Bergen senza nessun problema, con una sosta fuori Voss per avvertire il ragazzo nel mio appartamento. Arrivati a Bergen, la prima cosa che feci fu quella di andare in un negozio di stampe per creare un alibi e poi mi recai dal ragazzo che era nel mio appartamento per dirgli che avevo bisogno di parlargli. Snorre gli aveva già accennato che ad Oslo. Architettammo una storia e tutto sembrava filare bene.

Finalmente potei andare a casa a riposare. Dopo venti minuti di sonno suonò il campanello, era un giornalista che voleva parlare con me della morte di Euronymous, resa pubblica attorno alle 11.00. Gli dissi che ero troppo stanco per parlare con lui. Dopo tutto non dormivo da molto (anche se non glielo avevo detto...). Il giorno seguente sulle prime pagine dei giornali si leggeva: “Il Conte è addolorato! Era così triste per la morte del suo migliore amico che non è riuscito nemmeno a parlarne con noi.” Divertente, non credete? Ciò dimostra quanto sono inaffidabili le storie raccontate dai media!

Qualcuno (per ragioni sconosciute) ha affermato che ho ucciso Euronymous a causa di una ragazza. Riguardo a queste voci posso aggiungere che la mia ragazza dell’epoca (da aprile 1993 fino al 1998) non sapeva nemmeno chi fosse Euronymous. Lei non ne aveva mai sentito parlare, fino a quando lo uccisi (lei non era nemmeno una metallara, anzi era una ragazza normale che ascoltava Pop). Ovviamente non aveva nulla a che fare con tutto questo ed io non ho ucciso Euronymous per questo motivo. Da quanto sapevo Euronymous non aveva una fidanzata, così non poteva essere lei la persona che avrebbe potuto raccontare in giro queste stupide storie.

Anche le persone che mi hanno criticato per aver ucciso un norvegese si sbagliano. Euronymous in realtà era di origine lappone, come si può benissimo vedere dalle sue fotografie. I suoi tratti mongoli sono ben visibili, i suoi capelli erano sottili e lisci ed anche la sua statura lo rivela (come tutti i lapponi era molto basso).

Snorre era ancora sotto shock. Devo ammettere che una cosa del genere non mi era mai capitata in nessun modo. Comunque sia non è stato un affare conveniente: un pregiudicato che aveva pianificato di uccidermi era morto. Quindi? Non vedo alcuna ragione per perdonare una persona che aveva messo in conto di torturarmi fino alla morte, videoregistrando l’omicidio per il suo divertimento personale.

La polizia mi voleva parlare, dal momento che capirono subito che il colpevole ero io. Mi chiesero di andare ad Oslo per un interrogatorio. Accettai, presentando l’alibi che avevamo architettato dopo l’assassinio. Mi rilasciarono. Poi spostarono l’attenzione sulla mia città natale, per ovvie ragioni, ed iniziarono ad interrogare chiunque. Non avevano alcuna prova contro di me, così dovettero fare in modo che qualcuno parlasse per incastrarmi. Rapidamente capirono che Snorre era l'anello debole della catena, facendolo cedere. Era un tipo nervoso e gli fecero passare un brutto quarto d’ora. Gli telefonavano di notte quando io non in casa, facendo domande. Le stesse identiche domande in continuazione. Alla fine, dopo nove giorni, cedette. Secondo il rapporto della polizia lui era così mentalmente a pezzi che dovettero aspettare diverse ore prima di ottenere una qualche sorta di dichiarazione da lui. Apparentemente deve essere stata un’esperienza davvero traumatica per Snorre. Lui disse che ero stato io ad uccidere Euronymous, oltre al luogo dove mi trovavo. Stavo in un night club e quando uscii (intorno alle 02:00/03:00 credo, era venerdì 19 agosto del 93) mi arrestarono.

Mi chiesero il mio nome, rifiutandomi persino di rispondere. Mi spogliarono, gettandomi in una cella d’attesa e mantenendo la luce accesa 24 ore al giorno. Non mi diedero neppure una coperta o un materasso per stendermi. Me lo aspettavo, per me non era un cosa così importante. Potevo solo sorridere ai loro patetici tentativi di farmi crollare. Anche all’“alibi” nel mio appartamento riservarono lo stesso trattamento. Dissero che lui era implicato nell’omicidio ed essendo completamente impreparato era così terrorizzato da confessare immediatamente. “Qualcosa è successo ad Oslo”, raccontò loro. Disse che avevo ucciso Euronymous, riferendo le stesse cose di Snorre.

La polizia non aveva nessuna prova schiacciante nei miei confronti. L’unico appiglio realmente utile era la confessione di Snorre, ma lui non mi aveva visto pugnalare Euronymous. La sua testimonianza provava che era stato ad Oslo, ma l’unica cosa che mi collegava al crimine erano le sue parole. Avevano anche un video, ripreso quella notte dalla telecamera di sorveglianza della stazione di benzina di Hønefoss, mentre stava facendo il pieno alla macchina sulla strada per Oslo. Io non ero stato ripreso. Appariva solo Snorre nel video. Per farlo cedere avrebbero potuto accusarerlo di aver commesso l'omicidio, lui stesso, ed io sarei stato rilasciato. Stava impazzendo!
Cosa pensi che sia successo? Loro all’improvviso annunciarono, due mesi dopo l’assassinio e due mesi dopo che io ero stato sospettato di averlo ucciso, che avevano trovato le mie impronte sulla scena del delitto (in realtà usarono quelle dall’arresto del gennaio 1993). Io indossavo i guanti quando lo uccisi, così sapevo perfettamente che le loro prove erano solo un mucchio di stronzate. Nessun altro lo sapeva e Snorre dichiarò di non avermi visto indossare i guanti durante l'omicidio. Poi all'improvviso Snorre e l’altro tizio cambiarono la loro versione dei fatti. Dissero che avevamo pianificato tutto in precedenza. Il ragazzo dell’appartamento fu minacciato di colpevolezza per l’omicidio, se non avesse cooperato con loro. In caso di bisogno avrebbero usato Snorre per convincerlo. “Vuoi che Snorre vada in galera per qualcosa che Varg ha fatto?” Fu architettato ogni singola cosa per incastrrmi.
Durante il processo se ne uscirono con una storia assurda, ben peggiore della verità. Dissero che Snorre aveva pianificato il suo alibi prestando la sua ATM card (carta di credito) all’altro ragazzo, che l’avrebbe usata durante la notte a Bergen. Gli indizzi avrebbero così suggerito che si trovava a Bergen e non ad Oslo. Il problema era che lui non aveva mai dato a nessuno l’ATM card, perciò quel’era lo scopo di tutte queste dichiarazioni?
Dissero che avevamo affittato dei film in videocassetta, in modo da poter raccontare di cosa parlavano se qualcuno ci avesse fatto delle domande specifiche. Spiegarono anche che il tipo nel mio appartamento stava lì a fare rumore appositamente, in modo tale da far pensare ai vicini che ci fossi io in casa. Inoltre lui avrebbe anche lasciato l’appartamento indossando la mia giacca, spacciandosi per me, usando la carta di credito di Snorre. Lui non aveva mai avuto l’ATM card e nessun testimone dichiarò di averlo visto mentre mi imitava... Ipotizzarono che Snorre mi aveva accompagnato per incastrare Euronymous e farci così entrare nell’appartamento, essendo suo amico d’infanzia, sebbene sapevano che ero io quello che aveva suonato il campanello e parlato con lui. Secondo lora avevo dato a Snorre un pugnale nella macchina, in modo da assicurarmi che anche lui fosse armato nel caso di bisogno. Quello era il pugnale che avevo nella cintura e che passai a Snorre dicendogli di nasconderlo, dal momento che non volevo che restasse in bella mostra sul sedile dell’auto. Naturalmente non indossai la cintura perché camminare in giro per Oslo con un grosso pugnale non sarebbe stata una mossa intelligente. Incasinarono ogni cosa fino a renderla inverosimile, facendo apparire i fatti pianificati.
Non so se questa cosa è imbarazzante o stupida, ma il tizio nell'appartamento andava veramente in giro imitandomi, mentre io ero via. Lui diceva “Ciao, sono il Conte” come frase iniziale per far colpo sulle ragazze (?!). Sono a conoscenza di questi particolari perché alcune ragazze vennero da me, raccontandomi queste cose. Così se lui indossò veramente la mia giacca andando in giro a raccontare che era me, non significava necessariamente che lui stesse cercando di aiutarmi. è piuttosto una testimonianza di quanto incredibilmente patetico fosse questo ragazzo, e di quanto in basso possono cadere certi esseri umani per fare del sesso. Posso anche aggiungere che non credo che questa frase d’approccio (“Ciao, sono il Conte) fosse particolarmente utile, se non altro tenendo conto che era molto facile per le ragazze capire che si trattava di un impostore. Bergen è una città molto piccola, di soli 130.000 abitanti (o 250.000 tenendo contro dell’intero comune) e sicuramente la maggior parte delle persone, in quel periodo, mi conoscevano... Quindi che cazzo aveva in mente questo idiota?! Non era nemmeno di Bergen (ma di Lillehammer nell’est della Norvegia). Chiunque lo avrebbe capito dall’accento.

Attualmente mi sento un po’ in imbarazzo per aver socializzato con questa gente, sia con questo tizio che con Snorre. E per un po’ di tempo anche con Euronymous. Esiste un detto che recita: “mostrami i tuoi amici e ti dirò che sei”. Beh, in questo caso sarei certamente apparso come un completo idiota... In mia difesa posso dire che avevo anche altri buoni amici. (Phew!)

La polizia non ha mai cercato di spiegare per quale motivo Snorre avrebbe voluto morto Euronymous. Lui era appena stato reclutato nei Mayhem come chitarrista, il sogno di moltissimi musicisti Black Metal, ed era un amico d’infanzia di Euronymous. Tutto questo non aveva senso.
Dissero anche che avevo pianificato di tagliare la gola ad Euronymous (probabilmente per farmi apparire in maniera molto più cruenta e cattiva). Se fosse stato così, per quale cazzo di motivo avrei portato con me un coltello spuntato?!? A questo punto avrei potuto cercare di tagliargli la gola con un cucchiaio... Tutto ciò era ridicolo (sappiamo bene che le cose non andarono così).

La polizia era cosi ansiosa di incastrarmi che alla fine anche Snorre fu implicato nell’omicidio, per avermi assistito nel pianificazione un crimine e per avermi dato supporto psicologico (yeah, sicuramente!). L’altro ragazzo, nel fornirmi un alibi credibile (secondo loro) passò una sola notte nella cella di attesa. Non era stato denunciato, cosa che risulta molto strana. Se la polizia avesse creduto seriamente alla sua teoria strampalata, sarebbe stato di sicuro implicato nei fatti. Ma loro sapevano bene che stava raccontando un mucchio di stronzate, allo scopo di fottermi. Così lo lasciarono andare.
Noi non abbiamo un sistema di ricompense per chi collabora con la giustizia in Norvegia, come invece hanno negli USA ed anche in altre nazioni. Non c’è alcun modo di provare ad uscire di prigione dopo un crimine. Semplicemente non volevano accusarlo per qualcosa che non aveva mai commesso. Stava mentendo, e loro lo sapevano. Sono stati loro a dirgli di raccontare quelle falsità!

Anche l'avvocato difensore di Snorre (un massone) testimoniò persino contro di lui, nella sua impazienza di farmi condannare. Quando Snorre fu giudicato colpevole dalla giuria, lo guardò tristemente dicendo: “mi dispiace, ma dobbiamo giudicare colpevole anche te”. Non credo che nessuno se lo sarebbe mai immaginato. è stato un evento totalmente inaspettato per tutti noi.

In tribunale affermai che Snorre non aveva niente a che fare con l’omicidio. Era capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma il giorno dopo lui testimoniò a mio sfavore. Secondo le sue parole avevo pianificato ogni cosa. Ne era a conosceza perché faceva parte della storia. La sua intera strategia difensiva era di fare in modo che non potessi incolparlo, cosa che io non avevo mai pensato di fare (e mi ci volle del tempo persino per capire che questa fosse la sua maggiore preoccupazione). Se avesse detto la verità avrebbe potuto avitare la galera, ma invece raccontò soltanto bugie. Il suo avvocato difensore continuò ad incitarlo, beccandosi 8 anni per non aver fatto praticamente nulla.

I media riportarono che l'omicidio era il risultato di una lotta di potere all’interno di un presunto “movimento satanico”. Avevo ucciso Euronymous per prendere il suo posto come leader (?). Questo non ha alcun senso. Ma come può accadere una cosa del genere? Uccidere qualcuno per prenderne il posto? Se tu desideri diventare direttore di un’azienda non cerchi di conseguire il tuo scopo uccidendo l’attuale capo. Ma in che cavolo di mondo vivono questi giornalisti? Non ha semplicemente senso. Insomma, questa era la loro teoria, la loro unica teoria. Il giornalista “Alpha Male” (Michael Grundt Spang) che scriveva sul più importante giornale norvegese, perse tempo parlando dei miei capelli e di come apparivo. Secondo lui mi “tiravo” la “codina da topo grigio” come una “ragazza”, e non avevo un’“aria malvagia”, come si addice ad un “satanista malvagio” come me etc. Era molto deluso dal fatto che non apparivo “cattivo”. Non gli è mai passato per la testa che non sembravo un “satanista malvagio”, semplicemente perché non ero un “satanista malvagio”... Snorre era descritto come “la versione minore, piccola e sbiadita del Conte”. Il giornalista sicuramente non voleva dirlo in maniera divertente, ma certamente lo era perché appariva così incredibilmente stupido.

Le altre persone coinvolte erano naturalmente furiose con me, dal momento che iniziarono a credere alle teorie dei giornali sulla lotta di potere, cosicché anche loro (con pochissime eccezioni come Fenriz e gli altri ragazzi dei Mayhem) fecero di tutto per inchiodarmi, accusandosi a vicenda nel processo. In conclusione, per causa loro, la polizia risolse tutti i crimini commessi dai black metallers in Norvegia dal 91 al 93. Parlai con alcuni di loro in seguito e mi dissero che se avessero saputo la verità non mi avrebbero attaccato (anche tra di loro) come fecero. Erano stati manipolati dai media e dalla polizia. Furono ingannati e sfortunatamente non furono in grado di capirlo .

Fui condannato a 21 anni di carcere, il massimo della pena in Norvegia. Il giudice disse che avevo un’incomprensibile motivo per averlo ucciso. è davvero così difficile comprendere che l’ho ucciso quando venni a sapere che aveva pianificato di torturarmi fino alla morte, oltre all’attacco nell’appartamento? Quale di queste cose il giudice non comprende? Inizialmente è stata autodifesa, quando iniziò a scappare non ero più in una situazione di pericolo, perciò a quel punto da autodifisa si passa ad omicidio volontario. Dal momento che lo vidi come una conseguenza dei fatti, lo uccisi per prevenire la possibilità di un suo secondo attacco. Per questo avrebbero dovuto darmi solamente 8-10 anni! Invece ne presi 21, e Snorre 8 anni per non aver fatto assolutamente nulla!

Cercarono anche di far passare l’assassinio come eccessivamente brutale. Dissero che Euronymous era morto per via dei polmoni lacerati. Annunciarono che lo avevo pugnalato 23 volte. Prima di tutto sapevo benissimo che era morto subito dopo la pugnalata alla testa. Mentre scappava era inciampato su una lampada di di vetro, mandandola in frantumi e causando naturalmente molte ferite - anche sotto i talloni man mano che provava a rialzarsi. Loro lo sapevano, ma preferirono le 23 pugnalate, solamente per far pensare alle gente che ero crudele, bestiale e brutale. Al processo mostrarono le foto dell’autopsia ad un giuria terrificata. Euronymous era raffigurato nudo su un tavolo, con la testa rasata e gli occhi ancora aperti, oltre a tutte le ferite numerate sulla pelle. So per certo che è stato umiliante per lui essere stato ucciso, ma ancora peggio è stato mostrarono quelle immagini. Uccidere delle canaglie è una cosa, ma io non avrei mai umiliato nessuno in quel modo.

Oh, la giuria disse anche questa frase: “Varg Vikernes crede in Satana”, sebbene avevo ripetutamente detto in tribunale che non credevo ne in Satana ne in Dio. Ingorando la verità ne costruirono una ad arte solo per ragioni politiche.

Riguardo la giuria, ho avuto il piacere di avere l’unico “guaritore” cristiano della Norvegia. A quanto pare egli era andato in televisione dicendo di “scacciare il male dal corpo con l’aiuto di Gesù”, “curando” le persone. Questa è forse una coincidenza? L’unico “gauritore” cristiano in Norvegia (a quel tempo) che finisce nella mia giuria. Fu fatto passare come un “segretario”, mentre venni a molto dopo che era un “guaritore” cristiano (nel 1995, quando un giornalista me lo disse. Inoltre disse che altre due persone della giuria erano addirittura dei massoni). Il resto era formata da pensionati, con l’eccezione di una o due donne. Tutti miei “pari”, senza dubbio… Il rappresentante della difesa di Snorre era anch’egli un massone, come uno degli psichiatri del processo. C’era anche un sopravvissuto ad Auschwitz (al tempo uno dei tre rimasti in Norvegia). L’altro psichiatra era estremista di sinistra. Il mio avvocato difensore invece era totalmente incapace di svolgere il suo lavoro, a causa delle condizioni del cuore. Secondo il giornalista con cui parlai, persino uno dei tre giudici era un massone.

I roghi delle chiese furono a mala pena menzionati nel processo. Presentarono un testimone per ogni accusa. Dicevano che io avevo bruciato questa o quell’altra chiesa. Colpevole, solo questo. Questo processo è stato ripetuto 4 volte e sono stato accusato di aver bruciato 4 chiese, 3 completamente rase al suolo. Non c’è stata nessuna prova materiale in ognuno di questi casi. Tutti questi testimoni erano amici di Euronymous!

Anche il mio incompetente avvocato non si disturbò di parlare al riguardo dei roghi delle chiese, dal momento che, secondo lui,“non erano importanti”. “Non prenderai molto per i roghi”, disse. Molto interessante è il fatto che nessuna impronta o prova fisica fu presentata al processo. Quando fui arrestato avevo 3.000 proiettili (per la maggior parte .22LR, 38 Special, 7,52N, 7.92 mm e 12Gauge) nel mio appartamento. Le munizioni non erano state nemmeno incluse nella lista degli oggetti confiscati. I poliziotti presero semplicemente ciò che volevano. Per loro erano “munizioni libere”. Rubarono persino il mio elmetto d’acciaio delle SS, sebbene potevo solo immaginare perchè.

Alla fine fui condannato per aver rubato e posseduto: circa 150 kg di esplosivo (per la maggior parte dinamite e glinite), tre borse di detonatori elettronici, per essermi introdotto illegalmente in alcune baite di montagna e per aver rubato, secondo loro, una bandiera norvegese (?!) e un libro... Non fui mai condannato per la profanazione di tombe, come molti sembrano credere, o per aver bruciato la Fantoft Stave Church. Non avevano uno stupido metallaro che poteva mentire e dire loro che mi aveva raggiunto per bruciare quella o quell’altra chiesa, come negli altri casi. Non avevano alcuna prova contro di me. Avevo addirittura un alibi, una ragazza di Oslo che aveva passato la notte con me (il mio avvocato non ci penso nemmeno a chiederle di testimoniare in mia difesa!). L’accusa era tutta basata su pettegolezzi e storielle.
Poi quando fui dichiarato innocente per non aver bruciato la Fantoft Stave Church, il giudice era così arrabbiato da dire che era “ovvio” che avessi dato alle fiamme la chiesa, ma non sarebbe stato realmente un problema dal momento che io avrei preso il massimo della pena in ogni caso... Incredibilmente lo disse prima che i tre giudici e i membri della giuria avessero iniziato a discutere la pena, così era chiaro che avevano già deciso che io avrei dovuto prendere 21 anni a prescindere da tutto il resto. Volevano usarmi come caprio espiatorio.

L’assassinio di Euronymous è stata una benedizione per loro. Finalmente avevano una scusa per potersi sbarazzare di me (le persone tendono a credere che persino un anno di prigione sia la “fine” di ogni cosa). Non penso a cosa sarebbe accaduto se i media non avessero scritto cosi tante falsità sul mio conto. Questo è avvenuto, in primo luogo, a causa della volontà di Euronymous di uccidermi: avevo ottenuto così tanta attenzione da renderlo invidioso. Poi il sistema giuridico mi condannò a 21 anni perché i media mi diedero così tanta attenzione da diventare più importante e influente di quanto lo fossi inizialmente. Erano stati cosi incredibilmente provocati per i roghi delle chiese che persero completamente la ragione.

In sintesi mi sono difeso da un criminale pregiudicato che voleva uccidermi, prendendo così 21 anni. Come se non fosse abbastanza cambiarono le leggi dopo avermi condannato: ufficialmente dovevo scontare 2 anni aggiuntivi prima di richiedere il rilascio. Dopo 12 anni avrei potuto fare domanda, ma i due anni aggiuntivi andarono a sommarsi secondo la costituzione norvegese, quindi dovevo aspettare 14 anni... ma chi se ne frega? Nel 1945, quando la guerra era finita, non avevamo nemmeno la pena di morte in Norvegia. Lo stesso sistema giuridico che abbiamo oggi ha fatto una nuova legge, in maniera retroattiva, attuandola su dozzine di persone (in tempo di pace!). Io non sono ne un povero immigrato afro-asiatico, ne un estremista di sinistra, ne un cristiano che chiede pietà. Non c’è nessun media che mi darà mai supporto. Sono semplicemente una persona non gradita in Norvegia, una nazione che molti europei occidentali chiamano “l’ultimo stato sovietico”. Io posso solo fare domanda per un rilascio dopo 14 anni, ma data la mia esperienza con la giustizia norvegese non sono più molto ottimista. C’è differenza tra Porr e Loki, come diciamo in Scandinavia.

Sono incazzato per tutto questo, ma so anche che ne verrò fuori a testa alta alla fine. Credo che questo sia ciò che realmente conta. Non li odio nemmeno, ho solo pietà di loro. Soprattutto sono riconoscente di non essere come loro. Riconquisterò la mia libertà un giorno, ma la loro non migliorerà mai. è come il grasso e il brutto: il grasso può sempre dimagrire, il brutto rimarrà sempre brutto.

Grazie per l’attenzione
Varg Vikernes
tevildo75
00giovedì 12 maggio 2011 18:32
ottima rinfrescata, quanti ricordi! Per esempio mi ha fatto tornare in mente quando ai concerti c'erano i gruppi di spalla con le cassette dei demo! Avevo già letto l' intervista a FINN BJØRN TØNDER e condivido quando dice che chi ha pagato è giusto che abbia la possibilità di essere reintegrato nella società e quindi vincere un grammy. Resto convinto del fatto che Varg sia un' emerito coglione.
Mi è venuta voglia di risentirmi Thorns appunto dei Thorns.
Iron Ghost
00giovedì 12 maggio 2011 20:01
Re:
tevildo75, 12/05/2011 18.32:

ottima rinfrescata, quanti ricordi! Per esempio mi ha fatto tornare in mente quando ai concerti c'erano i gruppi di spalla con le cassette dei demo! Avevo già letto l' intervista a FINN BJØRN TØNDER e condivido quando dice che chi ha pagato è giusto che abbia la possibilità di essere reintegrato nella società e quindi vincere un grammy. Resto convinto del fatto che Varg sia un' emerito coglione.
Mi è venuta voglia di risentirmi Thorns appunto dei Thorns.




Sai cosa non riesco ad accettare?
Il fatto che normalmente si tende a considerare Varg il punto focale di quella scena, ridimensionando e sminuendo il lavoro di Euronymous: la creazione della scena black metal norvegese.
Assolutamente sono stati entrambi due pazzi esaltati da biasimare senza nessuna giustificazione. Ma se dobbiamo dare i meriti a qualcuno, possiamo solo consegnarli direttamente ad Aarseth. Mettendo da parte tutto il marasma criminale: senza l'apertura dell'Helvete, senza di lui che prendeva da parte quattro sbarbati dicendo: "guardate che se non cambiate la vostra musica in futuro non riuscirete ad andare da nessuna parte", senza il suo carisma e la voglia di creare qualcosa di nuovo... che fine avrebbero fatto i vari Darkthrone, Immortal, Enslaved, Emperor, Satyricon, Burzum etc?
Tutta questa gente è partita dall'Helvete, si è formata li dentro, seguendo i consigli di qualcuno che ci vedeva molto più lungo di tutti loro messi insieme...
Senza quel qualcuno che metteva in pratica l'ideologia di band come i Bathory, Celtic Frost, Sarcofago etc., molti di loro avrebbero continuato a scimmiottare i Morbid Angel.

Invece Varg che diavolo ha fatto di buono? E' arrivato un bel giorno, si è messo in mezzo, ha tirato giù un paio di chiese e come ciliegina sulla torta ha mandato al creatore il mastermind dell'intero movimento per una concezione distorta di autodifesa...

Tutto questo, purtroppo, non viene mai riconosciuto da nessuno. I black metallers idioti vanno in brodo di giuggiole non appena sentono nominare Vikernes, solo perché aveva il ruolo del figaccione di turno.
tevildo75
00giovedì 12 maggio 2011 20:57
Anche perchè parla da solo il fatto che quando Varg uccise Euronymous i Mayhem, tolsero tutte le parti del conte risuonandole e questo parla chiaro della considerazione che avevano di lui. Non fu soltanto una maniera per dissociare il gruppo da quello che era accaduto, ma dalla persona di Varg, lo dico tenendo in considerazione che Euronymous aveva già agito spregevolmente mettendo le foto di Dead su cd, ma non ebbe critiche anzi.
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