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Il Mainstream ingloba tutto? O meglio, è alla fine tutto un fenomeno prettamente commerciale?

Ultimo Aggiornamento: 13/02/2012 11:42
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12/02/2012 19:14
 
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Apro questa discussione o spunto di riflessione partendo da un mini documentario che ho visto ieri sera.
Era basato sull'evoluzione della musica negli anni 70, periodo nel quale si sono formati o hanno iniziato a formarsi i diversi generi musicali più importanti che abbiamo anche oggi (non discuto questa affermazione perchè non ne sono in grado. Magari qualcuno più competente può parlarne in modo approfondito).
Il documentario in se non è stato male, per quanto a volte molto veloce su molti passaggi, ma non aveva uno scopo prettamente didattico.
Voleva mostrare come gli anni 70 siano stati fondamentali per la musica dei decenni seguenti. In particolare si è voluto mettere un accento sul punk come movimento ribelle, che rompe le regole, che se ne frega della musica circostante e dei suoi schemi (anche questa affermazione dovrebbe essere discussa in modo approfondito da chi se ne intende).
Ora, ciò cui voglio parare si discosta un po' da questo.
Al termine del documentario il critico musicale intervistato (un inglese, mi pare si chiami Hospins o Hospkins una roba del genere) dice: "alla fine però anche i movimenti più estremi, non importa quanto grideranno e di quanto oltrepasseranno i limiti, verranno inglobati nel mainstream e resi fenomeni commerciali a tutti gli effetti" (non è una citazione vera e propria ma il concetto è quello).

Ora, riflettendoci, ho pensato all'heavy e alcune cose in effetti mi sembravano coincidere.
Il Metal nel vero e proprio senso della parola possiamo datarlo con l'inizio degli anni '80. Alcune band avevano già una certa storia, ma chi cambia le carte in tavola sono (penso sicuramente) Metallica e Slayer. Sono più veloci, sono più cattivi, trattano temi "duri".
Tempo 10 anni e i primi diventano mainstream (Black Album) e anche i secondi, per quanto conservino più o meno il loro stile originario diventano un fenomeno planetario (gli stadi e i festival li riempiono da soli).
Dal trash si passa al death e poi si finisce nel Black. Il black cambia ancora le carte in tavola, parla di satanismo, i concerti sono spesso brutali con rese scenografice di dubbio gusto (rispetto alla mentalità del tempo) e supera ulteriormente le barriere.
Addirittura si arriva all'Inner Circle, con tutti i fatti che conosciamo.
Anche qui però, 10 anni dopo, magari qualcosa in più, non fa alcun scalpore vedere cd cover con Cristi capovolti, simboli satanici e via dicendo. E già prima c'era chi aveva portato tutto questo nella scena main (Manson che fa il video di Anti-Christ Superstar è di fine anni 90...).
Ora, possiamo condividere o confutare la frase sopra citata? Ovvero, è possibile affermare che, nel bene o nel male, di riffa o di raffa, anche il metal nei suoi generi e sottogeneri pur cercando di andare oltre è stato ridotto a puro fenomeno commerciale e inglobato nel mainstream?

Una precisazione: con mainstream non intendo necessariamente che i video di Dimmu Borgir finiscano su MTv.
Intendo in senso lato, legato alle case discografiche, ai festival che raccolgono decine di migliaia di fan ovunque (nel mentre esistono solo in europa non so quanti festival metal) and so on.

Seconda precisazione: non sono un esperto di musica o storia della musica. Se ho scritto o riportato cacate vi prego di non prendervela e di correggermi. [SM=x2800596]
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Papà Iron
12/02/2012 20:09
 
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bel topic.

prendo spunto per postare una parte di paragrafo da lords of chaos, riguardante appunto la commercializzazione del fenomeno metal nelle sue parti più estreme:


il gruppo black metal di maggior successo - misurato attraverso la posizione in classifica, gli spazi concessi dalla stampa di settore e i poster pacchiani allegati alle riviste - sono i dimmu borgir, che ora incidono per l'etichetta nuclear blast e i cui dati di vendita dei cd si misurano a sei cifre. i dimmu borgir non hanno fatto parte della prima ondata del black metal norvegese, e di conseguenza non hanno né sangue né cenere sulle proprie mani. ma sono stati molto bravi a capitalizzare sull'immagine shock dei loro predecessori nel genere, prendendo allo stesso tempo cautamente le distanze dagli eccessi peggiori, in modo da non perdere concerti o vendere meno dischi. un esempio tipico si può riscontrare nelle fotografie promozionali dei dimmu in cui la band è impegnata nel finto sacrificio di una vergine - fotografie che sono state diffuse in varie versioni, da quella "softcore" (con meno sangue) a quella "hardcore" (con parecchio sangue), in modo che i vari media potessero scegliere quella più adatta al proprio pubblico.
in altre parole, sembrava che i dimmu borgir volessero essere quel tanto provocatori da far si che i ragazzini li considerassero una figata, ma non così tanto da non poter convincere il loro genitori a compragli il disco per natale.
i dimmu borgir camminano su un filo sottile sospeso tra la credibilità ed il successo commerciale, e sono stati dei pionieri in un trend sempre crescente che vede i massimi esponenti della scena black metal concentrati sul guadagnarsi da vivere con la musica, al posto di fare piani per bruciare chiese.



il metal va a braccietto con il mainstream, il quale lo ingloba (quando è possibile) e lo rende vendibile anche nelle sue estensioni estreme.
devono esistere i giusti presupposti chiaramente, ma fondamentalmente niente è da buttare o escludere a priori. lo dimostra bene il pezzo che ho postato, secondo me. descrivendo verosibilmente il percorso di una band come i dimmu borgir.
i dimmu hanno reso vendibile "satana", il "male" e i sentimenti negativi del black. se ci sono riusciti loro... [SM=x2567270]
[Modificato da Iron Ghost 13/02/2012 08:07]
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12/02/2012 23:06
 
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Il mercato musicale è ubiquo - c'è più musica che acqua potabile - e ogni movimento deve confrontarsi con le aride realtà economiche. Ora, è facile per le "sottoculture di massa" - che non hanno alcun problema a relazionarsi con il dato della commercialità - un po' meno, perlomeno "filosoficamente", per i generi estremi. Chiaro, no? Più ci si pone ai margini della scena musicale, più si tende ad affermare una diversità da ogni punto di vista (sia sonoro che "concettuale").
Il punk, però, non era così, anzi. Proprio per la sua natura militante, l'obiettivo del punk era il mercato stesso (l'esempio più banale di "arrivismo punk" è ovviamente Malcolm McLaren). Quand'è che il successo discografico diventa indesiderato? Non con il thrash ovviamente, non con i vari post-punkismi, non con il death metal (gruppi e label si vantavano di vendere fra le trecento e le cinquecentomila copie per ogni disco, cifre non da poco). A costo di sbagliare, mi espongo e individuo due sottomovimenti antipopolari e anticommerciali: il rave e il black metal. Ci sono tantissimi punti in comune, secondo me, fra la cultura rave e la prima ondata true norwegian - il senso di esclusività, la chiusura sia fisica che musicale, l'inquietudine suscitata nei media.

Quello che merita approfondimento non è tanto la commerciabilità dei fenomeni (lo sono, lo sono stati e lo saranno: i revival del rave primi novanta attirano migliaia di fan, i Keep of Kalessin partecipano all'Eurovision e così via), quanto due domande a cui ora proverò a rispondere.

Perché è inevitabile la commercializzazione? Qualsiasi cosa abbia dei potenziali compratori verrà venduta, e verrà venduta in quantità maggiori rispetto alla domanda. E di potenziali compratori ce ne sono milioni. L'estremo tira, eccome se tira. Non sono in grado di spiegare perché ci siano così tanti adolescenti con un bisogno di "estremo" musicale, ma ci sono. E poi ovviamente c'è la distinzione fra chi la vive come una fase passeggera e chi resta affezionato a certe sonorità, divenendone un cultore. Il black metal ha oltretutto dalla sua una ricerca piuttosto meticolosa dell'estremo: la produzione, l'immagine, i fatti di cronaca...questo ovviamente fa presa su un certo tipo di pubblico, e se fa presa verrà venduto.

La commercializzazione è un male? Assolutamente e categoricamente NO. E lo snobelitismo di quei musicisti (il giovane Vikernes, La Sale Famine de Valfunde dei Peste Noire) che vedono il successo e l'esposizione mediatica come il male assoluto, corruttore di una presupposta purezza musicale, è merda purissima. Per quel poco che seguo la scena black metal, mi sembra un reality show di serie zeta: invidie, critiche alle spalle, "circoli" chiusi e arroganti...quelli che criticano i Cradle of Filth e dicono che non sono black, e lo stesso per i Dimmu Borgir, per i Keep of Kalessin, per i Satyricon post-quellochevipare, yadda yadda yadda.
Per cui chiedo: perché viene osteggiata la commercializzazione nel black metal?
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13/02/2012 08:45
 
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Ecco i due spunti mi paiono come integrarsi.
Perchè alla domanda finale risponderei, maleducatamente, con un'altra domanda: ma anche sto true black, alla fine, non è diventato assolutamente commerciale proprio per come si è posto? Più commerciale di Vikernes con l'uccisione i Euronymous, con le chiese bruciate, con le sue sparate fino alla sua battaglia filo-nazi attuale. Come si fa a non vedere in tutto questo una strategia commerciale ben definita (anche se magari in parte inconscia)?
E soprattutto: non decade definitivamente in questo modo tutto il concetto (per altro a mio parere giá molto labile) di true metal?
Ovvero, se cmq il fine è la commercializzazione per quanto di un genere ancora "di nichhia" (o sottocultura di massa come l'hai ben definita tu, blaze) che senso ha definire una distinzione tra true o non true metallers?
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13/02/2012 08:58
 
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Re:
pizzo83, 13/02/2012 08.45:

Ecco i due spunti mi paiono come integrarsi.
Perchè alla domanda finale risponderei, maleducatamente, con un'altra domanda: ma anche sto true black, alla fine, non è diventato assolutamente commerciale proprio per come si è posto? Più commerciale di Vikernes con l'uccisione i Euronymous, con le chiese bruciate, con le sue sparate fino alla sua battaglia filo-nazi attuale. Come si fa a non vedere in tutto questo una strategia commerciale ben definita (anche se magari in parte inconscia)?
E soprattutto: non decade definitivamente in questo modo tutto il concetto (per altro a mio parere giá molto labile) di true metal?
Ovvero, se cmq il fine è la commercializzazione per quanto di un genere ancora "di nichhia" (o sottocultura di massa come l'hai ben definita tu, blaze) che senso ha definire una distinzione tra true o non true metallers?




cerco di rispondere all'ultima domanda di blaze, in realtà un argomento molto complicato da affrontare.
attualmente esiste la cosidetta vecchia guardia, formata da individui (sia ascoltatori che musicisti, autodefiniti "puristi") ancorati con le unghie e con i denti ai vecchi dogmi degli anni novanta. questo aspetto elitario è particolarmente radicato in quanto il black viene percepito come forma musicale anticommerciale per eccellenza, concetto inculcato nelle menti dei musicisti a suon di lavaggio del cervello.
da dove proviene tutto questo?
possiamo attribuire la nascita del black moderno ad una manciata di gruppi scandinavi, plasmati al 90% da aarseth. in quel periodo non esistevano alternative: suonare musica estrema significava passare per l'helvete chiedendo ad oysten cosa ne pensasse. tutti, nessuno escluso, hanno assorbito i "consigli" di euronymous. comportarsi in una certa maniera, suonare in una certa maniera, rilasciare le interviste in una certa maniera, apparire in pubblico in una certa maniera... gli aspetti antisociali del movimento venivano imposti da un individuo capace di infondere il proprio punto di vista in un ambiente assolutamente chiuso, senza via di uscita.
immaginiamo un gruppo di adolescenti con tanta voglia di ribellione, che pendono dalle labbra di un ragazzo più grande, talmente carismatico e lungimirante da far passare le proprie visioni come l'unica scelta disponibile. a quei tempi non esisteva confronto, non esisteva internet, non esistevano alternative.
secondo me questo è il fulcro anticommerciale del black. tutto girava attorno alla voglia di stupire, far ammettere alle persone comuni "wow, questi fanno veramente sul serio".
poi dopo la morte di euronymous c'è stata una specie di scissione: da una parte la schiera di blacksters puristi, inquadrati nella malvagità farlocca alla base del genere. dall'altra tutti quei gruppi distaccati, come appunto i borgir, maturati ed evoluti. "addolciti". materiale da mainstream in pratica.
[Modificato da Iron Ghost 13/02/2012 09:06]
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13/02/2012 09:22
 
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se la domanda essenzialmente è "si può dire che il metal pur cercando di andare oltre è stato ridotto a puro fenomeno commerciale e inglobato nel mainstream?" la risposta è si.. ma anche no.

nel senso, se vogliamo per forza di cose considerare il metal come un prodotto che nasce con l'esigenza di restare di nicchia allora sbagliamo di principio. giusto i black metallari dei primi anni '90 avevano la manifesta esigenza di essere quanto più distanti dal lato commerciale della musica (con tutte le loro contraddizioni, fra l'altro), per il resto il metal dai maiden ai metallica non ha mai disdegnato il successo.

semmai il successo lo disdegnano alcuni metallari, quelli che misurano la qualità della musica in base a quanto una band è underground, quelli che vedono gli slayer su mtv e dicono che si sono venduti anche loro, quelli che "una volta era meglio". il che è comprensibile, specie in adolescenza. sentirsi parte di un qualcosa di nicchia, il "voi non potete capire", il senso di apparteneza ad un qualcosa dalle regole ben precise che (soprattutto) devi andarti a cercare dove la massa non arriva.. insomma, credo semplicemente che le cose siano in continuo mutamento, e che più che di mainstream che succhia la vita alle promesse dell'underground bisognerebbe parlare di naturale evoluzione della specie (musicale) e di naturale inerzia al cambiamento da parte della fan base storica.
[Modificato da @mad4thrash@ 13/02/2012 09:22]
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13/02/2012 09:44
 
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Re:
@mad4thrash@, 13/02/2012 09.22:

se la domanda essenzialmente è "si può dire che il metal pur cercando di andare oltre è stato ridotto a puro fenomeno commerciale e inglobato nel mainstream?" la risposta è si.. ma anche no.

nel senso, se vogliamo per forza di cose considerare il metal come un prodotto che nasce con l'esigenza di restare di nicchia allora sbagliamo di principio. giusto i black metallari dei primi anni '90 avevano la manifesta esigenza di essere quanto più distanti dal lato commerciale della musica (con tutte le loro contraddizioni, fra l'altro), per il resto il metal dai maiden ai metallica non ha mai disdegnato il successo.

semmai il successo lo disdegnano alcuni metallari, quelli che misurano la qualità della musica in base a quanto una band è underground, quelli che vedono gli slayer su mtv e dicono che si sono venduti anche loro, quelli che "una volta era meglio". il che è comprensibile, specie in adolescenza. sentirsi parte di un qualcosa di nicchia, il "voi non potete capire", il senso di apparteneza ad un qualcosa dalle regole ben precise che (soprattutto) devi andarti a cercare dove la massa non arriva.. insomma, credo semplicemente che le cose siano in continuo mutamento, e che più che di mainstream che succhia la vita alle promesse dell'underground bisognerebbe parlare di naturale evoluzione della specie (musicale) e di naturale inerzia al cambiamento da parte della fan base storica.



qui la domanda nasce spontanea: il mainstream "corrompe" la proposta musicale?
mi accorgo che la mia band arriva ad un punto cruciale, un bivio: a destra il successo, apparizioni su tutti i media, interviste in ambienti estranei alla scena, pubblicità, pubblico in aumento etc.
a sinistra l'underground, solite premesse, solita musica, soliti metallari pronti a scatenarsi.
prendendo la strada di destra, è matematicamente provato che la mia musica cambierà? (in peggio o in meglio dipende dai punti di vista).
e invece, prendendo la strada di sinistra, è matematicamente provato che non ci saranno margini di evoluzioni?
quello che cerco di capire è questo: il mainstream impone delle regole e l'underground è terra di nessuno, oppure è tutto da attribuire a fattori esterni (maturazione, evoluzione, cambiamento naturale etc.)
[Modificato da Iron Ghost 13/02/2012 09:45]
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13/02/2012 09:54
 
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Re: Re:
Iron Ghost, 13.02.2012 09:44:



qui la domanda nasce spontanea: il mainstream "corrompe" la proposta musicale?
mi accorgo che la mia band arriva ad un punto cruciale, un bivio: a destra il successo, apparizioni su tutti i media, interviste in ambienti estranei alla scena, pubblicità, pubblico in aumento etc.
a sinistra l'underground, solite premesse, solita musica, soliti metallari pronti a scatenarsi.
prendendo la strada di destra, è matematicamente provato che la mia musica cambierà? (in peggio o in meglio dipende dai punti di vista).
e invece, prendendo la strada di sinistra, è matematicamente provato che non ci saranno evoluzioni per non scontentare la fanbase?
quello che cerco di capire è questo: il mainstream impone delle regole e l'underground è terra di nessuno, oppure è tutto da attribuire a fattori esterni (maturazione, evoluzione, cambiamento naturale etc.)




Esatto, questo a me pare il punto cruciale.
Perchè poi, come giá detto da qualcuno, capita che se diventi main allora non sei più come prima (e per alcuni è pur vero ma non in modo così categorico) agli occhi dei fans.
Ma è veramente così? Ovvero, è vero che la qualità con l'evoluzione a main diventa scadente? Oppure è vero il contrario,cioè che rimanendo fedeli a se stessi la qualità non scade?

Oppure qualità e successo commerciale non sono necessariamente collegati e si muovono su due binari indipendenti, secondo logiche almeno parzialmente diverse?
Perchè i Metallica furono criticati già da Master of Puppets dai nostalgici di Kill'em all, e nonostante io possa essere una mosca bianca pure le critiche al Black album mi paiono abbastanza assurde. Quantomeno dal punto di vista qualitativo.

Nel emstal ho spesso l'impressione che invece a quel bivio sopra citato, la gente prenda le distanze dalla band se questa si decide per la via destra.
Ora, può essere che si finisca a far cacare (Load e ReLoad e compagnia eccetto l'ultimo) ma può benissimo essere che pur diventando main si producano album qualitativamente buoni (a me, per esempio, Now,Diabolical di Satyricon pare molto buono, l'ultimo degli slayer mi è piaciuto un casino e lo trovo di ottimo livello, and so on)
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Re: Re: Re:
pizzo83, 13/02/2012 09.54:




Esatto, questo a me pare il punto cruciale.
Perchè poi, come giá detto da qualcuno, capita che se diventi main allora non sei più come prima (e per alcuni è pur vero ma non in modo così categorico) agli occhi dei fans.
Ma è veramente così? Ovvero, è vero che la qualità con l'evoluzione a main diventa scadente? Oppure è vero il contrario,cioè che rimanendo fedeli a se stessi la qualità non scade?

Oppure qualità e successo commerciale non sono necessariamente collegati e si muovono su due binari indipendenti, secondo logiche almeno parzialmente diverse?
Perchè i Metallica furono criticati già da Master of Puppets dai nostalgici di Kill'em all, e nonostante io possa essere una mosca bianca pure le critiche al Black album mi paiono abbastanza assurde. Quantomeno dal punto di vista qualitativo.

Nel emstal ho spesso l'impressione che invece a quel bivio sopra citato, la gente prenda le distanze dalla band se questa si decide per la via destra.
Ora, può essere che si finisca a far cacare (Load e ReLoad e compagnia eccetto l'ultimo) ma può benissimo essere che pur diventando main si producano album qualitativamente buoni (a me, per esempio, Now,Diabolical di Satyricon pare molto buono, l'ultimo degli slayer mi è piaciuto un casino e lo trovo di ottimo livello, and so on)




bella domanda, la classica da un milione di dollari [SM=x2567255]
ad essere sincero credo sia una questione di egoismo quasi infatile, paura di cambiare. il fan metallaro spesso è portato a criticare le proposte diverse, per una sorta di passione rivolta alle sonorità che lo hanno emozionato e accompagnato in determinati periodi della propria vita. per altri ad un certo punto penso sia naturale cambiare, o almeno ascoltare la musica metal con una mentalità non condizionata.
ci sono quelli che "ah, i satyricon non suonano più come ai tempi di nemesis divina! schifo, merda" e ci sono quelli che "guarda che now diabolical, anche se diverso da nemesis, è un album più che buono".
[Modificato da Iron Ghost 13/02/2012 11:13]
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Re: Re:
Iron Ghost, 13/02/2012 09.44:



qui la domanda nasce spontanea: il mainstream "corrompe" la proposta musicale?
mi accorgo che la mia band arriva ad un punto cruciale, un bivio: a destra il successo, apparizioni su tutti i media, interviste in ambienti estranei alla scena, pubblicità, pubblico in aumento etc.
a sinistra l'underground, solite premesse, solita musica, soliti metallari pronti a scatenarsi.
prendendo la strada di destra, è matematicamente provato che la mia musica cambierà? (in peggio o in meglio dipende dai punti di vista).
e invece, prendendo la strada di sinistra, è matematicamente provato che non ci saranno margini di evoluzioni?
quello che cerco di capire è questo: il mainstream impone delle regole e l'underground è terra di nessuno, oppure è tutto da attribuire a fattori esterni (maturazione, evoluzione, cambiamento naturale etc.)




secondo me sia underground che mainstream alla fin fine impongono regole, nel momento in cui un musicista si riconosce in una delle due categorie rischia automaticamente di pensare a fare musica non per se stesso ma per un determinato pubblico. il mainstream non è la morte della spontaneità e dell'onestà nè l'underground è la culla della speriemntazione e del progresso, o più in geenerale nessuno dei due indica la qualità e la genuinità di un prodotto.
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L'altro giorno stavo discutendo con un metallaro fan dei Genesis, ovviamente fan dei primi Genesis, quelli dell'era-Gabriel. Quando gli ho detto che però pezzi come "Mama" (dell'era-Collins) non sono da meno, ha detto "eh, però è pop". And so? Who cares? Meglio musica "commerciale" fatta bene che musica "underground" fatta male o fatta così e così o fatta senza rischiare. Ma è proprio la parola "commerciale" a essere usata con un significato negativo che è sbagliato. Per capirci, uno dei dischi più acclamati di tutti i tempi nasce proprio come disco "commerciale" - cioè studiato fino all'eccesso per incontrare appeal pur mantenendo integra la qualità della proposta. Qual è questo disco? The Dark Side of the Moon.
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Re: Re: Re:
@mad4thrash@, 13/02/2012 11.03:




secondo me sia underground che mainstream alla fin fine impongono regole, nel momento in cui un musicista si riconosce in una delle due categorie rischia automaticamente di pensare a fare musica non per se stesso ma per un determinato pubblico. il mainstream non è la morte della spontaneità e dell'onestà nè l'underground è la culla della speriemntazione e del progresso, o più in geenerale nessuno dei due indica la qualità e la genuinità di un prodotto.





effettivamente ci sono degli esempi molto strani e particolari. se fosse vero che il mainstream prevede la rigida commercializzazione della musica, o almeno una proposta da adattare per una platea vasta, allora perché band come i cannibal corpse non si sono mai piegati a queste regole? brutalità, blast beat, riff assassini, velocità disumana, testi non proprio da educande. tutta roba difficile da digerire. eppure sono un gruppo che può vantare fama invidiabile, sicuramente portabandiera di uno sdoganamento dalla frangia estrema del death "brutale" alle orecchie di ascoltatori non così abituati a tutto quel frastuono. non sono più la cult band da club fumoso.
nell'underground avviene esattamente la stessa cosa. perché ci sono decine di band che si rifanno al sound tipico di gruppi considerati mainstream? se guardiamo nella fossa dei gruppi clone black metal, spuntano fuori decine di gruppi fotocopia di borgir, cof, behemoth e compagnia.
[Modificato da Iron Ghost 13/02/2012 11:42]
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